LXV - LA PURA VIRTÙ In antico chi ben praticava il Tao con esso non rendeva perspicace il popolo, ma con esso si sforzava di renderlo ottuso: il popolo con difficoltà si governa poiché la sua sapienza è troppa. Perciò governare il regno con la sapienza è la rovina del regno, governare il regno non con la sapienza è la prosperità del regno. Chi sa queste due cose diviene simile al modello, saper divenire simile al modello è la misteriosa virtù. Profonda e imperscrutabile è la misteriosa virtù e contrapposta alle creature, ma alla fine arriva alla grande conformità.
Lao Tzu ribadisce il concetto di equilibrio.
Chi governava all’ombra del Tao, non faceva nulla per distogliere il popolo dalla sua spontaneità, non attuava la perspicacia, non operava con sottigliezza, che quando si gestisce il potere la sottigliezza ricorda il raggiro, l’imbroglio; non cercava di trasferire queste abilità al popolo, ma lo teneva all’oscuro, per permettergli di vivere nella sua naturalezza. Quando il popolo ha troppa sapienza (e quindi astuzia) tende alla falsità e diventa difficoltoso gestirlo.
Quando si governa con la sapienza si diventa inclini alla falsità e se questa dilaga, il popolo si rovina, per questo non vanno applicate sovrastrutture nel governo, ma restare semplici, nella semplicità, il popolo prospera.
Chi conosce questi due estremi, sapienza e insipienza, governa sé stesso e il popolo con correttezza, sapere vivere con equilibrio in questi due estremi conduce a vivere il tao, diventare virtuosi. Chi raggiunge questo stato non potrà essere sondato perché vive nella profondità insondabile. Ciò è contrapposto a quello che si aspettano le creature, che vogliono accrescere sé stesse; invece il virtuoso, si spoglia, dona. Se le creature vogliono accrescere sé stesse, dividendosi, il virtuoso entra nella grande conformità, ovvero nell’Uno.
