Redentor

Dio aveva visto che Venezia era superba, pensava di poter vivere senza di Lui, ingrata verso Dio per i doni ricevuti.
Così Dio lasciò che il morbo della peste si difondesse pure in laguna. I politici si affidarono alla scienza di allora, ma i morti si sommavano ai morti. Così decisero di rivolgersi a Dio e lo pregarono, promettendo che avrebbero eretto una chiesa al Redentore se avesse salvato Venezia.
Ecco perché oggi in tutta la diocesi si festeggia il Redentore.

Questo è il succo dell’inizio dell’omelia di oggi. Ho guardato i miei figli, uno era distratto a chiacchierare con l’amico, mia figlia stava facendo degli esercizi di geometria cercando di capire se lei era più alta o meno del battistero, tracciando in aria delle ipotetiche rette.
Meglio, almeno non hanno ascoltato questa bestemmia pronunciata da un missionario, uno che ha il bollino papale per andare a far danni in giro per il mondo.
Il lato divertente è che nel suo delirio ha esaltato la felicità dei poveri in Argentina, dove opera, opponendola alle nostre angosce, esaltando la loro fede in Dio mentre noi lo bestemmiamo. Perché per il missionario la bestemmia è accostare il nome di Dio a un animale, non figurarlo come un mafioso alla stregua di Totò Riina, come ha fatto lui.
Rivediamo la scena raccontata dal missionario.
Dio, con accento siciliano, si avvicina al Doge: «Doge, che mi state combinando, Doge? È da un po’ che non vedo le vostre riverenze, non date credito ai miei picciotti, non aiutate la famiglia… volevo dire la Chiesa»
Doge: «’Ndemo Dio, co tutto queo che gavemo da far! Dovemo star tenti a ‘sti cassi de turchi, gavemo da comprar spezie e sete e portarle in qua par vendarle de là. I ebrei che i brontoea e no i vol più star nel ghetto… insomma gavemo tanti fastidi…»
Dio: «Minchia, Doge, ti devo forse ricordare che le vostre ricchezze sono nate solo da quando vi siete messi sotto la mia protezione? Solo grazie alle crociate siete diventati Venezia! Non mi deludete, mi posso arrabbiare»
Doge: «Me par che de ciese ghe ne gavemo fate anca massa! Mai contento!»
Dio: «Minchia, a mia rispondi con questo tono! Grave, molto grave. Mi dispiace sapervi male in salute»
Doge: «Ma cossa ti disi? Stemo tuti benon!»
Dio: «Ora, ma presto tornerete a pregarmi, baciamo le mani!»
Questo è accaduto più o meno, secondo il missionario. Un Dio violento e vendicativo, che vuole essere adorato, che mette in continuazione alla prova gli esseri umani e li constringe a sottostare a regole per essere degni di Lui. Proprio quell’immagine che Gesù ha voluto scardinare sacrificandosi fino alla morte. Stando a quel che ho udito dal missionario, una morte inutile.
Mi vengono i brividi quando sento uomini di Chiesa esprimersi con tali assurdità, dimentichi della Parola (ma qualcuno l’ha spiegata loro o i seminari sono strutture dove si insegna di tutto tranne il Vangelo?), mi chiedo se devo continuare a portare a messa i miei figli, se devo sostituirmi ai preti e mettermi, come in questo caso, in netto contrasto e spiegare ai miei figli quello che ho capito io (poco molto poco) della Parola? E come potrò gestire la confusione che recherei loro, senza allontanarli dalla bellezza della fede?
Ho tanti dubbi… forse dovrei accendere un cero al Redentore.

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