Caino

In Facebook partecipo a un gruppo che parla di libri, meglio, di letture.
L’altro giorno sono stato catturato da questo intervento:
«Ho iniziato a leggere “La Bibbia”, AA. VV., ma lo trovo anacronistico, poco credibile, zeppo di soprusi, violenze gratuite e discriminazioni in nome di Dio (specialmente la prima parte): insomma, un bestseller sopravvalutato, secondo me… :)»

Tra i vari interventi c’è stato questo:
« Il mio personaggio preferito è Caino. Trattato come una pezza da piedi dal dio malvagio che disprezza i suoi doni tanto da spingerlo al sacrificio supremo: il fratello. Ma anche lì viene disprezzato, marchiato, sette volte maledetto e costretto a girare come il più grande peccatore tra gli uomini.»

L’intervento mi ha incuriosito e sono andato a leggermi quella parte della Genesi.
Non sono un biblista o un teologo, sono un uomo delle campagne, uno che vive tra le strade bianche, quindi non ho nessuna pretesa di sapere, però, con tutta umiltà, voglio esprimere la mia interpretazione.
Innanzitutto il testo inizia così:

Adamo conobbe Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, e disse: «Ho acquistato un uomo con l’aiuto del Signore»

Beh, già davanti al verbo acquistare ho provato imbarazzo. Che Adamo conobbe Eva è chiaro, significa che si erano accoppiati. Ma perché afferma di aver acquistato un figlio? Poi ho pensato alle espressioni del mio dialetto. Capita di sentire qualcuno raccontare che una tale signora “ha comprato”, ovvero ha partorito. Perché un figlio si compra? Probabilmente deriva dal versetto che ho citato della Genesi.
Mi sono fatto aiutare da una ricerca e ho scoperto che Caino significa “acquisizione”, e se si acquisisce si possiede, quindi Caino è il possesso, mentre Abele significa “vanità”.
Sotto questa rivelazione, il restante passo biblico mi ha mostrato una luce nuova.
I due fratelli fanno delle offerte al Signore: Caino offre dei frutti della terra mentre Abele offre dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso (Caino coltivava la terra, Abele era pastore), Dio accolse solo quelli di quest’ultimo. Caino si arrabbiò, ma Dio gli disse: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!»

Non vi ho trovato alcuna malvagità, come accennava l’intervento più su, ma la bontà di Dio, che conoscendo il cuore degli uomini ha visto che Caino non era onesto, mentre Abele ha offerto le sue primizie a Dio non per vanità, ma per un gesto gratuito. Quale altro fine aveva in mente Caino? Non lo sappiamo, ma è ininfluente nel proseguimento del racconto. Ci sono dei midrash che offrono delle interpretazioni per chi è curioso, personalmente trovo il racconto già esplicativo così. Caino non ha donato con cuore puro, Dio lo sa e glielo fa presente, ammonendolo che il peccato è alle porte. Non lo punisce lo avverte, lasciandogli il libero arbitrio sulle sue decisioni.
Caino uccide il fratello, alimenta il peccato, ovvero sceglie di stare lontano da Dio. Ed è la conseguenza che Dio gli fa presente.

Il Signore disse: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. Ora tu sarai maledetto, scacciato lontano dalla terra che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando coltiverai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti e tu sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra». Caino disse al Signore: «Il mio castigo è troppo grande perché io possa sopportarlo. Tu oggi mi scacci da questo suolo e io sarò nascosto lontano dalla tua presenza, sarò vagabondo e fuggiasco per la terra, così chiunque mi troverà, mi ucciderà».

La terra per Caino non darà più frutto, ovvero non sarà più nelle grazie di Dio, perché Caino stesso rifiuta l’amore gratuito che vede in Dio la massima espressione, sarà costretto a vivere da vagabondo e fuggiasco. Chi decide di vivere lontano da Dio vive disorientato, non conosce pace, questo ci spiega l’allegoria.
Caino vive l’angoscia della sua scelta, ma non chiede perdono, è preoccupato per se stesso «chiunque mi troverà, mi ucciderà», la sua scelta di vivere lontano da Dio è definitiva (non dimentichiamoci che Caino significa possesso, l’opposto della gratuità). Eppure Dio interviene per rassicurarlo gli fa un segno perché nessuno trovandolo lo uccida e chi lo ucciderà sarà punito sette volte più di Caino. È la misericordia di Dio, che protegge anche chi si allontana da Lui.
Infine Caino ebbe una moglie e una progenie. Noi ne siamo parte, ovvero siamo figli del possesso (Caino) e non della gratuità (Dio). Qui sta il nostro dramma, su questo foglio abbiamo scritto la storia dell’umanità, fatta di odio, di sopraffazioni, di dominii, di guerre.

L’interlocutore del dibattito su Facebook mi ha ribadito la sua convinzione della malvagità di Dio. Mi chiedo fino a che punto gli hanno fatto del male coloro che gli hanno parlato del Padre, presentandolo probabilmente come un imperatore potente, iroso, vendicativo, perché solo con questo retroterra culturale si può sfalsare la Parola, la quale, non dimentichiamolo, non è un codice giuridico ne’ un trattato di matematica, dove le Leggi vanno rispettate o dove i teoremi sono inconfutabili; la Parola non vincola, libera, anela di essere accolta, accetta di essere rifiutata. Può essere vissuta come una nuova esperienza di vita, o può diventare strumento di corruzione e distorsione, di sopraffazione verso gli umili. L’unico elemento che ci inclina verso il bene o il male è l’accettazione o meno dell’amore gratuito, l’agàpe direbbe qualcuno studiato.

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