Ho fatto bene allora a tacerlo o glielo dovevo dire? Non riesco ancora oggi a darmi una risposta, di anni ne sono trascorsi molti, mamma mia quanti! Non importa a chi lo dovevo dire e che cosa le dovevo dire; rientra in quelle situazioni che cataloghiamo come ‘occasione persa’. È accaduto nel millennio scorso eppure sembra sia passato solo l’istante di un battito d’ali: dev’essere perché cerco di vivere solo il presente. È un bene vivere il presente, ti fa comprendere quanto sia importante esserci, quanto sia prezioso dedicare la tua vita alla curiosità, alla conoscenza. Un’amica mi aveva confidato, nel tempo in cui le possibilità erano infinite e il tempo stesso una risorsa da sprecare, che amare significa conoscere. Allora io ero di parere diverso, credevo che amare significasse servizio, nel senso di dare. Oggi riconosco che una delle tante facce dell’amore sia proprio la conoscenza, con questo non voglio rinnegare il mio convincimento di allora, no, sono solo giunto alla conclusione che l’amore può essere visto in vari modi, è come un albero dai molti rami, ti puoi appendere a quello che reputi più facile da raggiungere e da lì spostarti nelle complesse articolazioni dell’albero. Non importa quale sia il primo ramo a cui ti arrampichi: può essere quello dell’amicizia, in genere è quello più vicino al terreno; la fede, anch’esso è vicino al terreno ed è anche il più esteso, ti ci puoi imbattere in qualsiasi momento, all’apparenza è grosso e solido, in verità è di una fragilità inimmaginabile, si può spezzare per un nonnulla; puoi precipitare, ma lo puoi intercettare nella caduta e ti puoi salvare, la fede è sempre disponibile, dona forza in cambio di niente; oppure può essere il desiderio, l’istinto carnale che può durare anni, confondendolo per amore, poi ti appoggi a un altro ramo e cambi prospettiva. Ce ne sono altri di rami, eppure tutti hanno un fusto comune, si chiama amore, un fusto che li alimenta e ci alimenta, in quel ciclo che chiamiamo vita. Tra questi c’è pure il ramo della rinuncia; rinunci a un affetto perché lo vedi appagato della situazione che sta vivendo: rinunci per la sua felicità.
Alle nuove generazioni, bombardate da un consumismo e un individualismo esasperato, consiglierei, per cominciare, di aggrapparsi al ramo della cortesia. Noto un muro tra le generazioni, noto (forse sono ingannato dalla prospettiva da cui osservo) un’indifferenza dei giovani verso gli adulti. Una volta o, come si dice: “Ai miei tempi”, ci insegnavano a salutare soprattutto gli anziani e fare altrettanto con i coetanei, gli amici. Era un segno di rispetto, ovvero riconoscevi l’esistenza dell’altro, un essere fatto di carne, con i suoi umori, i suoi odori, l’altro allora non era una foto virtuale a cui mandare una faccina sorridente: l’altro lo rispettavi. Oggi, che l’anziano da rispettare sono io (va be’ anziano forse no, diciamo preanziano) riscontro che il saluto delle nuove generazioni mi è rivolto da pochi esseri in via di estinzione, la maggioranza non mi vede, eppure è un momento che riscalda i cuori. Lo scambio di una parola, se sincero, crea un legame, un rispetto, una complicità, ci predispone a un’empatia che giunge all’aiuto nel momento del bisogno o al desiderio di condividere un’allegria, genera com-passione. E se vivi la stessa passione, intesa nelle due accezioni o come sofferenza e o come piacere, la vivi solo grazie alla presenza dell’altro. L’altro non visto come oggetto di un mio appagamento, ma come soggetto del mio interesse che mi spinge a esprimere sempre il meglio di me.
Solo così vive l’amore, solo così cresce il bene, essenza sempre più rara, che ricerchiamo, ingannandoci, in beni di consumo o negli austeri silenzi delle chiese, nella rincorsa a religioni esotiche o nel rigore di una vita vissuta nel rispetto della natura; tutte prospettive che alla fine risultano false se non ci portano nel nostro profondo a confrontarci con un Tu (chiamatelo come volete) che ci spinge ad amare e a cambiare i nostri atteggiamenti non in nome di uno slogan modaiolo o alternativo al sistema in cui viviamo, ma in nome dell’Agape, dell’Amore gratuito.