Eccola qui l’Estate. Un leggero strato di sudore ricopre l’epidermide, ma la tecnologia aiuta, deodoranti passati sotto le ascelle, spruzzi di prufumo dello stilista celano come possono, e fin dove possono, il pungente odore del sudore. Puliti, accettati.
Oggi hanno iniziato a raccogliere il frumento, solo dieci giorni fa passeggiavo prima del tramonto con mia figlia lungo i campi, avida di sapere, spugna desiderosa di accogliere i racconti passati. C’erano ancora dei papaveri dieci giorni fa, abbiamo visto gli ultimi sopravvissuti, i pochi che avevano resistito alla chimica purificatrice e alla meccanica risolutrice le quali lavorano, obbedienti al sistema, per rendere il massimo da un ettaro di terra coltivato.
Le ho insegnato un giochetto che facevo alla sua età, una scommessa. Si prende il bocciolo chiuso di un papavero e si chiede: «Gallo o gallina?», e lì si scommette: il bocciolo racchiude un gallo (dei petali dal rosso intenso) o una gallina (un petalo nelle diverse varietà di rosa)? Il brivido della soluzione è l’eccitante emozione che si vive. Là dove non è riuscita la chimica e la meccanica, è riuscita mia figlia in quella nuova avventura.
Poi abbiamo giocato con i soffioni, il tarassaco, nella sfida a chi riusciva in meno soffi a librare i piccoli paracaduti nell’aria; ma non era finita, picchiettando lo stelo fino al suo spezzarsi cantando la filastrocca:
«Pia Pia sona
to pare te bastona
to pare te vol ben
Pia Pia sona ben.»
soffiando nel mozzicone che rimane in mano a volte si sente un suono, uno stridulo peeeeeeeeee. Se suona bene, altrimenti significa che non abbiamo rispettato i tempi per la conversione da stelo a trombetta: la magia ha regole rigide!
Le ho fatto assaggiare i viticci freschi della vite. Da bambini noi le mordicchiavamo, con morsetti brevi e veloci, raccogliendo in bocca un succo acidulo.
Anche mettere sulla lingua una foglia di acacia può far emettere un suono.
L’ho vista conoscere un mondo, quello che prima era solo erba ora è diventato familiare, un mondo a cui le ho aperto le porte, ha appreso dei segreti come Harry Potter.
Le piace andare a passeggiare tra i campi verso il tramonto. È emozionata, a ogni passo un mondo misterioso diventava parte del suo.
E ogni tanto la sera, prima di andare a dormire, mi chiede di uscire, spegnere le luci d’entrata per vedere le lucciole. Lei è felice, io un po’ meno. Mi mancano i voli dei rondoni e dei nottoli. Com’era abitato il cielo nella mia giovinezza!