razzo scia

Ventotto ottusi tonti

Chi vive dove vive l’aquila?
La lucertola!
La lucertola striscia ai piedi dell’aquila.
Chi vive dove vive l’aquila?
Il serpente!
Il serpente sta avvolto nel nido dell’aquila!
Chi vola dove vola l’aquila?
L’avvoltoio!
Il condor!
Ma chi domina le rupi nelle altezze solitarie,
Con la luce del sole sulle sue ali dorate,
Incoronato dalla stella del mattino?
L’aquila!
(Albert Thurston da Il nuovo Spoon River, Edgar Lee Masters)

Sembra che la Storia sia una cattiva insegnante. Eccoci qua, al punto di partenza in attesa che la vecchia Europa, aggregatasi in Unione sotto il dominio franco-tedesco, trovi la sua ragione d’essere nella guerra. Mentre scrivo a Parigi si sta svolgendo il summit dei volenterosi, sostenitori della causa persa dell’Ucraina e decisi a rispondere agli attacchi economici degli USA.

Non sono bastati agli Stati europei due guerre mondiali o la minaccia del disastro di una guerra atomica, niente può frenare l’orgoglio offeso dell’imbecille di turno col cappello del comando ben premuto in testa, tanto da coprirgli la visuale. Poco conta che quel cappello ce l’abbia una donna, il Potere non fa distinzioni, l’ambizione e l’arricchimento portano all’imbecillità, al senso di onnipotenza, all’acida rivalsa.

La guerra in Ucraina era stata vista come l’opportunità di ulteriore arricchimento (mascherato come il sostegno a un popolo aggredito) tanto che il ministero degli Esteri italiano aveva organizzato una conferenza a cui chiedeva alle imprese di partecipare all’evento se interessate alla ricostruzione del Paese1. Ogni Stato ha messo la sua quota in armi per poter poi partecipare alla spartizione, certi della vittoria sulla Russia, non per merito loro, ma degli Stati Uniti.

Francamente mi aspettavo che ottant’anni di pace, di lenta e continua discussione tra gli Stati europei per superare i nazionalismi e traguardare un giorno l’idea di una Federazione europea, ben accettando le adesioni di nuovi Stati che ne chiedevano l’inclusione, avesse fortificato l’idea che non le armi, ma la cooperazione era il motore per l’aggregazione tra i popoli. Mi aspettavo che le diplomazie avessero accumulato sapere ed esperienza per seminare un nuovo approccio tra le nazioni. Invece la costruzione scricchiolava, si è data priorità all’economia, alla forza del denaro e non ci si è curati di affrontare il tema degli ultimi e dell’aggregazione tra i popoli, della crescita consapevole di essere un grande enorme Paese, baluardo del sapere, della partecipazione democratica, della libertà, della parità. Siamo molto lontani dall’Europa federale, pare che chi comanda abbia giudicato sufficiente far girare l’economia che ingrassa chi già grasso è; scaricare sugli stati deboli oneri i pagamenti di politiche errate (Grecia); chi è più ricco (e quindi potente) si è permesso di insultare i più poveri con un acronimo che la dice lunga: PIIGS2 (maiali). L’economia dei forti galoppava; certo, bisognava assecondare le mire degli USA, primi alleati (in realtà quelli con la quota di maggioranza) e accettare di fare le comparse come singoli Stati nelle loro guerre sparse per il mondo che dovevano salvaguardare lo stile di vita americano, ma avevamo per tornaconto le nostre belle briciole e soprattutto il mantello della loro protezione.

Non siamo stati capaci di superare i nazionalismi, tanto che ci sono state forze politiche che proponevano (e propongono) l’uscita dall’Unione (e gli Inglesi se ne sono andati), ci siamo adagiati ai piedi del liberatore USA, delegando a questi la gestione dei rapporti mondiali e promettendogli lealtà e obbedienza (ogni nostro nuovo Primo ministro deve andare a Washington per l’esame di affidabilità). Ne abbiamo guadagnato economicamente, ma non politicamente, la voce dell’Europa conta zero. Ci è sempre andato bene così, perché grazie agli USA la pancia era sempre piena. Ci bastava saperci Alleati.

Le cose hanno preso una brutta piega quando gli USA decidono di affrontare una guerra a casa nostra, venendo meno alla promessa di non allargare la NATO all’Ucraina e inasprendo la guerra che già era in atto da anni tra Russia e Ucraina. Perché? Perché in questo modo potevamo dire addio all’approvvigionamento del gas russo che ci arrivava a poco prezzo per acquistare il loro, più costoso e per rilanciare l’industria bellica, facendo accelerare l’economia USA che stava all’impasse.

Mi aspettavo dalla UE, proprio forte del suo cammino di mediazione e inclusione, che dicesse all’alleato USA: «Tu sei il mio miglior alleato, ma la Russia è il mio vicino di casa: vado a parlarci io!».

Invece questi ventotto tonti si sono messi l’elmetto e hanno visto la Russia come un nemico (non importa se Putin è un despota, non li scegliamo noi i regimi stranieri), l’hanno dipinta come una Potenza in agonia, incuranti delle sue testate nucleari in grado di aprire la testa anche ai nostri ventotto ottusi tonti. Il gioco è sembrato loro semplice: diamo gli scarti del nostro arsenale all’Ucraina, compriamo il gas dagli USA e poi ci spartiamo il bottino di guerra. Dalla Storia non hanno imparato niente. La Russia non l’ha vinta nessuno, non gli altezzosi francesi, non gli esaltati tedeschi, gli italiani sono stati strapazzati lungo il Don… ma che cosa passa per la testa a questa gente? Soldi soldi soldi.

O credevano veramente alle panzane che dicevano, o facevano la scena tanto ci pensavano gli USA, come sempre. Però non solo gli USA, capendo che la guerra era persa, hanno dato il benservito a Zelensky (come hanno sempre fatto in tempi passati), ma hanno detto alla UE che volevano liberarsi dei magna a uffa quali siamo.

E ora? Anziché mettere in pratica la diplomazia, riaprire i mercati, perpetuano il loro accanimento contro la Russia. Poco conta se a rimetterci sono gli europei, la propaganda è sempre attiva, terranno buoni tutti con la storiella che la Russia ci vuole invadere. Con qualche missile nucleare fanno molto prima, ma alla UE questo particolare sfugge. Sono nel panico perché se l’accordo USA-Russia andrà a buon fine sono fuori dalla spartizione della ricostruzione, e allora? Armiamoci e recuperiamo i soldi così (a spese dei popoli)! Persistono a trovare una soluzione decorosa che dia la possibilità di avere una quota dei capitali che l’Ucraina dovrà pagare come danni di guerra. Sono increduli che gli USA li abbia scaricati: mazziati e cornuti!

Inutile illudere gli Ucraini, la fine è nota.

L’Europa pensi a costruirsi che così com’è non serve ai popoli che la compongono. Riorganizzi la Difesa, che diventi comune, non serve armarsi fino ai denti, il commercio è l’unica strada per un rapporto pacifico tra i popoli. Pensi a fare gli Europei, a mettere insieme saperi, esperienze, idee di futuro da concretizzare ora, pensi a una Federazione di pari. Pensi all’istruzione, al lavoro, all’ambiente, all’innovazione, alla salute, alla creatività. Sia modello di integrazione e non di esclusione. Penso che siano obiettivi lunghi e che richiedono tutte le nostre energie. Rearm è solo l’avidità del miliardiario che le prova tutte pur di non perdere il capitale: ma ormai è fallito.

1 https://www.esteri.it/it/sala_stampa/archivionotizie/approfondimenti/2023/03/conferenza-di-ricostruzione-dellucraina-26-aprile-2023/

2 PIIGS: Portogallo Irlanda Italia Grecia Spagna.

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