Anche se profondamente antifascista, fin da giovane ho nutrito interesse per la figura di Benito Mussolini. Non mi capacitavo che fosse riuscito a imbonirsi un popolo, non poteva essere stato solo grazie al suo carisma. Mi avevano affascinato i racconti di nonna e di altri anziani, delle malefatte dei fascisti, mi ero lasciato nutrire da episodi più o meno importanti. Come avevano fatto a dimostrarsi tanto ingenui? Come avevano fatto a rimanere inermi davanti ai suprusi? Ero imbrigliato dalla Storia, o meglio, da come mi era stata insegnata. Sembrava che le date avessero una basilare importanza (se le dimenticavo in un’interrogazione, l’insufficienza era assicurata). Invece ho capito che sono solo il tramite per sviarci dalla verità o per avvicinarvisi. Una data è solo una convenzione: un cambiamento inizia molto prima, cresce e si conclude, spesso parzialmente, dopo.
Che Benito abbia un carisma ancora oggi lo dimostrano le molte voci
che lo rimpiangono o lo onorano. Ma quello che mi lasciava perplesso
allora era non capire come un popolo si fosse fatto abbacinare dalla
demagogia, dalla propaganda. Avevo letto molto sul Fascismo, tanto che
all’esame di maturità avevo deciso di portare anche Storia; allora
dovevamo portare solo quattro materie, ma io vi avevo aggiunto Storia
per il compito scritto di Italiano. I miei temi erano sempre stati sotto
il sei, speravo che svolgendo il tema di Storia (notoriamente noiosa)
la sufficienza l’avrei raggiunta. Era il 1983, un secolo ci separava
dalla morte di Marx e dalla nascita di Mussolini: dovevano per forza
proporre un tema su uno dei due. Così mi ero preparato ben bene sulla
rivoluzione industriale, i moti operai e il Fascismo. Gli eruditi del
Ministero proposero le cause che avevano determinato lo scoppio della
Prima guerra mondiale. Per fortuna avevo con me il Bignami.
Allora non lo sapevo, ma mi sarebbe bastato attendere dieci anni e le
mie domande avrebbero trovato risposta. Ho assistito a un delirio con
l’arrivo di Berlusconi. Non capivo come persone, di cui nutrivo stima,
si fossero trasformate da esseri con raziocinio a invasati adepti. La
Sinistra mi spiegava a malincuore che era tutta colpa dei mass media,
secondo me affermava delle grosse balle e lo credo ancora. No, c’era
qualcosa di più profondo. Avevo concluso che vivevo in un paese di
Destra (quando dire Destra aveva un senso), monarchico nelle profonde
viscere.
Oggi mi trovo davanti a un nuovo imbonitore, questa volta schierato a
Sinistra (anche il Duce lo era stato all’inizio e, su certi aspetti, le
era restato fedele). E vedo la stessa massa di babbei, con la casacca
diversa, inneggiarlo come un dio. Salvaci!
Così mi dico che non vivo in una società di patrioti (mi piacerebbe),
ne’ di nazionalisti (mi vengono i brividi al pensiero), vivo tra
individui senza alcun senso di appartenenza e di rispetto per gli altri,
che inseguono il proprio particolare, in barba al fatto che possa
rimetterci il vicino. Siamo apolidi, viviamo ai margini di una società
inesistente, zecche, parassiti che, non so come, riescono a trovare la
loro umanità solo davanti alle catastrofi. Tolte queste, c’è il buio; ed
è questo che ci ucciderà.