In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
A spiegare le prime tre righe ci si perde.
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe.
Gabriele significa l’uomo forte di Dio o la forza di Dio. Quindi il brano si presenta con un atto dove Dio mostra tutta la sua forza, e dove la mostrerà? In Galilea; a noi questo non dice niente, ma al tempo dei fatti e nei luoghi dove sono avvenuti, la lettura era scandalosa. La Palestina era divisa in tre zone, a sud, la Giudea, con Gerusalemme, centro del potere religioso; al centro la Samaria, una zona di meticci, malvista dagli osservanti di Gerusalemme che con costoro non volevano avere alcun rapporto, diventavano impuri; a nord la Galilea, che nell’etimologia del nome significa terra pagana. Era abitata da gente ebrea malvista per la dissolutezza (all’occhio dell’ortodosso) dei costumi.
La Galilea dava dei grattacapi a Roma, lì si nascondevano i rivoltosi sanguinari. Nelle grotte di Nazaret c’erano i loro rifugi. Dio, anziché esprimere la sua forza tra coloro che si dicono devoti a lui (Gerusalemme), sceglie la terra dei senza dio, dei disprezzati. Cerca la donna sposa di Giuseppe. Se era sposa significava che aveva sui dodici, tredici anni, l’età in cui le donne di sposavano, mentre i maschi dovevano averne diciotto. Dopo lo sposalizio i due non andavano a vivere assieme, tornavano alle rispettive famiglie, era una sorta di promessa di matrimonio, le nozze si sarebbero celebrate dopo un anno, a quel punto iniziava la convivenza.
La vergine si chiamava Maria.
Di scandalo in scandalo. Il nome Maria. Era il nome che si dava alle figlie non volute. Una brava moglie doveva dare come primogenito un maschio. Non era raro che se nasceva una figlia venisse abbandonata fuori delle porte della città o tra i campi. O diventava pasto per le fiere o veniva raccolta da un mercante di schiavi che la allevava e all’età di sei, sette anni la metteva a reddito facendola prostituire. Se non si aveva la forza di abbandonarla, sovente la chiamavano Miriam, Maria.
Il nome si rifaceva alla sorella di Mosè, colei che lo aveva salvato mettendolo su una cesta per consegnarlo al Nilo. Se Miriam era stata inizialmente una grande profetessa e collaboratrice di Mosè, con il tempo il suo cuore si irrigidì. Se inizialmente era un’artefice dell’unione tra Mosè e il suo popolo, col tempo cresce in lei la gelosia e inizia a seminare discordia. Alimenta la divisione e il malcontento, non accetta la seconda moglie di Mosè, un’etiope. Ne fa una ragione di razza, ma più che sia teme che la donna possa allontanare il fratello da Dio, tanto che non riconosce più l’autorità del fratello e alimenta le ribellioni, vuole il potere. La mansuetudine di Mosè non era bastata per farla ravvedere, Dio interviene e punisce la sorella con la peggiore condanna: la lebbra. Da leader a impura, dopo una settimana Miriam muore di crepacuore. Quel nome diventa sinonimo di infamia per Israele e non comparirà in nessuno dei libri della Bibbia. Per capire meglio il senso è come il nome Giuda, non è un brutto nome, ma nessuno lo darebbe al proprio figlio.
Tornando alla lettura, Dio cerca una ragazzina di nome Maria, cerca una non voluta.
Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
Piena di grazia non significa piena di buone maniere, ma la grazia divina è il dono che Dio le fa, la rende partecipe alla vita divina, il Signore era con lei. È chiaro il turbamento della ragazzina. Dio la stava chiamando, lei, Maria, la non voluta, lei che stava uscendo dal possesso del padre per diventare possesso del futuro sposo, era entrata nelle grazie di Dio, come lo erano stati i profeti.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Ci sembrano parole belle, tuo figlio sarà il successore di Davide, sarà chiamato figlio dell’Altissimo, ma c’è un ordine prima di questo che passa inosservato al lettore.
Lo chiamerai Gesù. Gesù o Emmanuele, significa Dio è con noi. Ma non è compito della donna di dare il nome al figlio è compito del padre, perché la prole era proprietà del padre, la donna la partoriva e basta, in questo caso poi, essendo il primogenito, deve avere il nome del padre, segno di una tradizione che prosegue, il “si è sempre fatto così”. Dio le ordina di rompere con la tradizione, perché suo figlio farà proprio questo, distruggerà la tradizione, mostrerà il vero volto di Dio che non è quello affaristico dei sacerdoti. Dio le ordina di assumersi la responsabilità di questo primo atto rivoluzionario, andare contro il potere costituito, lo chiede a una ragazzina di dodici anni, analfabeta.
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Ecco l’Immacolata. La conduce alla battaglia, ma lei è candida, si fida del Signore, è un semplice sì, non gli dice: «Lasciami un paio di giorni per riflettere», non valuta i pro e contro, non le interessano, non ha doppi fini, non valuta la convenienza, si fida. Sarà un sì che pagherà per tutta la vita, non sarà una vita da regina la sua, sarà una vita dove mediterà sulle parole di Gabriele e cercherà di capire come si stavano compiendo. Sarà un cammino faticoso. Lei chiede come avverrà questo non avendo lei conosciuto uomo.
Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Gabriele le dice che Dio sarà sempre con lei; ancora non lo sa ma in quel dialogo ha scoperto la sua deità, è diventata l’Immacolata, sprigiona luce, Dio è in lei. A dodici anni ha raggiunto la massima beatitudine, senza guru o maestri, solo con il candore del suo cuore, ha conosciuto Dio. Lei è l’Amore di Dio. Interessante è il fatto che Elisabetta si trovi al sesto mese di gravidanza. Il numero sei indica i giorni impiegati da Dio per costruire il mondo, quindi da quel momento inizia una nuova vita.
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Maria è entrata nel disegno di Dio a piedi pari. Prende una decisione senza consultare il padre o lo sposo (lei è proprietà loro), ecco il suo primo atto trasgressivo, rompe con la tradizione, in tutta autonomia decide il suo futuro: ha ascoltato la Parola, si è fidata e non teme di agire. «Ecco la serva del Signore», essere servo di Dio era un titolo importante, con lei inizia la nuova Israele, che nel Primo Testamento veniva descritta come serva del Signore. Lei partorirà colui che indicherà un nuovo rapporto con Dio, che chiamerà Padre, un ribaltamento rispetto alla tradizione che lei stessa faticherà a comprendere.