5 gennaio 2016, sera

Si respira a fatica, questa sera.
Ti metti a una finestra e un odore di legna bruciata ti riempie i polmoni, sembra stagnarsi per impedirti di respirare.

Qui in campagna si sono bruciati molti falò. Rito antico, che ha resistito alle guerre, agli imperi, alle mode, solo per questo da i brividi.
Dura poco, il tempo di una fiammata, la “lenguata de fogo” cantata da Romano Pascutto, giusto per il vaticinio, che gli dei non amano ripetersi o assecondare le lentezze degli umani, bisogna essere presti a tradurre l’andare del fumo.
Ci crediamo ancora? Credo di no. Poi i responsi sono legati a detti che si contraddicono, in apparenza:
“Fumo verso sera, poenta piena la caliera
Fumo verso mattina, ciapa el sac e va a farina!”

“Se el fun el va in montagna sarà un anno de cucagna,
se el fun el va a marina ciapa el sac e va a farina”

“Se el va a ponente panoce niente,
se va a levante panoce tante!”

In realtà ognuno di questi è legato al luogo e ai venti da cui è attraversato. Ce ne saranno molti altri che non conosco, ma ognuno serba il verso antico dell’amore verso la terra, verso la vita. Per questo questa sera, uscendo, mi piace sentire questo profumo di bruciato. Ancora una volta è stata chiesta alla vita la sua epifania.

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