Non riesce a dormire. Domani dovrà lanciarsi verso l’ignoto. Niente di quello che ha fatto e conosciuto gli servirà, sarà tutto nuovo.
Cominciano a essergli estranei anche i mobili della sua camera: il letto, l’armadio, il comodino, la persiana non perfettamente abbassata da cui, di primo mattino, filtrano i raggi del sole. Quando può restarsene a poltrire si diverte a seguire il movimento lento di uno dei tanti occhi di luce sopra la coperta, sembra voglia cercargli il volto. Ora sta capendo quanto sono stati belli quegli attimi fatti di niente. Domani non sarà così. Domani lo aspetta un enorme punto di domanda, la divisa è pronta, dovrà andare.
Sarà uno dei tanti, si troverà in fila, dovrà obbedire e comportarsi come gli altri, avrà un posto assegnato e un compito, anzi, più compiti.
Dovrà spostare il confine più in là, ogni giorno un passo avanti, sarà proibito e disonorevole indietreggiare, dovrà affrontare ogni istante a testa alta, sarà fatica, le difficoltà non mancheranno. Spera di trovare anche momenti allegri.
Tutti gli hanno fatto gli auguri, andrà tutto bene, quando sarà finita sarà un uomo, sarà diverso da ora, avrà il passo sicuro, saprà scegliere.
Non sarà solo, si troverà tra coetanei, staranno assieme nell’impervia lotta, nell’incomprensibile andare, affondando i passi difficili che al momento sembreranno insuperabili, guarderà il volto dei suoi compagni, vi troverà il suo stesso smarrimento, ma andranno avanti, tutti, gli occhi esprimeranno coraggio uno all’altro e perché no, curiosità; quando raggiungeranno la meta, festeggeranno, si sentiranno invincibili, saranno orgogliosi, la fatica assumerà un senso grazie all’obiettivo raggiunto.
Apre gli occhi, capisce d’essersi addormentato, il sonno è stato nervoso, non si sente riposato, la luce penetra dalla persiana, è timida, discreta, rispettosa del suo stato d’animo. Il groppo in gola non riesce a scioglierlo, domani è arrivato, non c’è tempo per giocare con l’occhio di luce che corre sul letto, il tempo è contingentato, cronometrato, pianificato. Deve essere forte, si prepara in silenzio, non deve abbandonarsi al pianto, è pronto, si guarda allo specchio nella sua divisa, i genitori gli dicono che è bello. Li saluta stringendoli a sé, accarezza il cane, forse percepisce pure lui che qualcosa sta cambiando e scodinzola per dargli coraggio.
Varca la porta, osserva il giardino, respira profondamente, deve andare: è il primo giorno di scuola.
Nel 2017, di sabato, all’alba ho partecipato ai risvegli yoga che Gianluca Caminotto della Palestra Atenas organizzava. Mi aveva chiesto di portare dei momenti legati alla meditazione: una poesia, un’esegesi, dei racconti brevi. Qualche volta ho portato dei racconti che avevo scritto per l’occasione, tipo questo.