«La storia del Golpe del 2016 che mi ha tolto dalla Presidenza della Repubblica per mezzo di un impeachment fraudolento, oggi, grazie alla telecamera di Petra Costa e al suo documentario “Democracia em Vertigem“, arriva in tutto il mondo e, tra lo stupore di qualcuno, concorre al premio Oscar.
È un film coraggioso, racconta i giochi sporchi che hanno provocato il mio esonero, la partecipazione di un sistema di media venale in combutta con l’elite politico-economica organizzati per minare la democrazia e che ha portato all’ascensione al potere di un candidato di estrema destra. Complimenti a Petra Costa per l’indicazione all’Oscar. La verità non è stata sepolta, contro i golpisti la Storia sarà implacabile».
Dilma Rousseff.
Da noi non è stato dato risalto, ma in Brasile ha fatto sussultare la politica.
Petra Costa è una regista brasiliana di 36 anni e il suo documentario Democracia em Vertigem, prodotto da Netflix, sarà candidato all’Oscar.
Ovviamente le reazioni del Potere sono state repentine e non certo perché orgogliosi di avere una rappresentante nazionale nella kermesse hollywodiana.
Anche perché Petra racconta le speranze che il Brasile povero aveva riposto in Lula, la politica intrapresa per fare uscire il popolo dalla fame e aprire il sapere a tutti, diffondere benessere e dignità. Ma la Storia latinoamericana ce lo ricorda, quando gli strati popolari riescono a incidere nella politica del Paese la reazione non tarda ad arrivare, vuoi con i militari o, come è accaduto con l’elezione di Bolsonaro, attraverso la Legge, prove false costruite ad arte per far cadere Dilma Rousseff, ricordate dal documentario.
I vertici della Destra si son fatti sentire.
Eduardo Bolsonaro, deputato e figlio di Jair, ha affermato che la candidatura è un piano della Sinistra per avere il dominio sull’educazione scolastica e la cultura.
Il padre, essendo Presidente, ha espresso la sua indignazione con parole più nobili: «Democracia em Vertigem é para quem gosta do que urubu come», ovvero il documentario è per chi ama mangiare come gli urubu.
Ora spiego.
L’urubu è questo simpatico uccellino, ricorda l’avvoltoio, si nutre di carcasse e sempre più facilmente si trova a girare sopra le discariche o a nutrirsi tra l’immondizia. Traducendo e adattando per dare la dovuta forza alla frase, si può dire che un documentario simile piace solo ai mangia merda.
Disgusto generale da parte della Sinistra.
Però io nella frase non ho letto un intento offensivo, osservando la politica che sta conducendo, l’ho trovata sincera.
Jair Bolsonaro, ha abolito subito il ministero della Cultura, taglia la ricerca scientifica rea di… diffondere il comunismo, allarma il popolo in continuazione per l’occupazione della Sinistra di ogni spazio culturale (ricorda un po’ le ossessioni della Destra nostrana ai tempi del primo governo Berlusconi), ha tagliato i finanziamenti agli atenei pubblici perché… perché secondo lui propagandano il marxismo, ha diminuito i fondi della scuola statale per favorire la privata, impedendo così a molti studenti di estrazione sociale bassa ad accedere all’istruzione. I risultati si vedono: il 70% della popolazione crede più ai leader religiosi delle sette pentecostali (di cui Jair è un devoto sottomesso) che agli studi degli scienziati.
D’altra parte l’idea di Bolsonaro è chiara, il Brasile è solo per l’élite, gli altri devono diventare tutti urubu.
Molti sono ricaduti nella miseria pre-Lula, sono tornati a cercare tra le immondizie, sono tornati a essere una minaccia, per questo Jair ha proposto la licenza di uccidere alla polizia e l’impunità per chi ammazza per difendere la proprietà. Innesca il problema anziché risolverlo e invoca il far west, ottimo.
Bolsonaro insomma sa perfettamente di aver ricacciato tra le immondizie coloro che stavano vedendo un riscatto sociale, assieme ai suoi non ha mai celato il disprezzo per costoro, c’è chi ha affermato che in Brasile non si può morire di fame, basta allungare una mano e c’è un frutto da mangiare.
Nel mondo sta prendendo piede una Destra forcaiola e ignorante. Mi spaventa sapere che uno come Jair quando è stato eletto ha ricevuto i complimenti da chi, se le cose andranno avanti così, sarà il premier della prossima legislatura.
«Anche in Brasile – aveva twittato – i cittadini hanno mandato a casa la sinistra! Buon lavoro al presidente Bolsonaro, l’amicizia tra i nostri popoli e i nostri governi sarà ancora più forte.»
Spero solo si sia ricreduto, un conto è fare una politica di Destra, un altro è essere… fascisti? Si può dire?