Non è facile unire due idiomi
trovare il senso profondo
di quello che si vuole dire
Solo entrando nel mondo dell'altro,
ci si può illudere di capire.
Ma con voi, figli, tutto si complica
mi sento l'ubriaco che impreca
seduto su un paracarro, incazzato
con la luna e col mondo
per l'ingiustizia subita
e la mia ingiustizia è non capirvi,
la mia sconfitta è vedere che
rifiutate la mia esperienza,
la stracciate e la buttate nella scanalatura
delle acque nere inghiottite dalla fogna.
A me è toccata questa fatica
a me è richiesto inventarmi un alfabeto
per entrare nel vostro mondo piccolo,
immediato, celere, simultaneo
dove respirare non è consentito
pensare meno che mai (che non sia mai!)
al massimo voi vivete una sensazione
e la elevate come senso della vita.
Ma la vita è ben oltre.
La vita non ha fretta e non aspetta,
la vita è raccogliere parole
che danno fuoco ai sentimenti
la vita è raccogliere odori
che danno fuoco ai sensi,
la vita poi è saper tacere,
la vita poi è saper resistere
che la parola ha bisogno del suo silenzio
che i sensi hanno bisogno del controllo.
E allora io, l'ultimo erede di millenarie eredità
io, detentore di tutte le parole del mondo
io, sciocco essere che insegue gli odori
come posso dire a voi, nuove creature
di un mondo veloce e artificiale,
la bellezza della stasi, il momento sospeso,
il bicchiere di vino bevuto in compagnia,
il brivido di un amore non corrisposto.
La vita è complessa, va oltre un click,
la vita è semplice, precede gli algoritmi,
la vita è il respiro, il passo sospeso,
il non detto enunciato con gli occhi,
il non volere perché si è nel tutto.
Mi sento il superstite di un mondo
che sta per finire.
Mi sento incapace di scrivere
quello che vi vorrei dire.
Io sono la fine di un mondo,
voi l'inizio di uno nuovo
a me alieno, io son per voi
la lingua dimenticata, un geroglifico.
Troveremo mai un varco tra i nostri mondi?
