Figlia mia,
piccolo elettrone attratto
dal nucleo che sono
la cui giovane velocità
impedisce di deflagrarmi addosso,
osservo il tuo gironzolare
non vivo, incurante dei pericoli,
stanco e ripiegato sul nulla.
Soffro
ed esorto un dio maggiore
che ti indichi la via che non so tracciare
che riponga nel tuo corpo
l’esultanza della vita,
la gioia di esplorare, di scoprire
d’incantarsi davanti all’inatteso.
Osserva tua madre
non avrà tutto il sapere, ma conosce la vita;
osserva tuo padre,
avrà tanta conoscenza, ma non sa camminare.
Non disprezzarci, non fare differenze
entrambi abbiamo uno scrigno d’oro da donarti.
Aprendoli respirerai lo stupore
per le meraviglie della vita.
Che sia intuito, che sia sapere,
entrambi faranno di te una vita.
Non temere le cadute,
non temere i tranelli,
in fondo in fondo
ci sarai tu
con la tua saggezza,
da mamma e papà tramandata
senza paroloni, senza trattati,
ma col bacio e la carezza,
a darti la risposta.