È passato ferragosto.
Sarà uno stato dell’anima che pervade tutti coloro che sono cresciuti con i ritmi del lavoro balneare, ma improvvisamente la luce cambia colore, il cielo terso, finalmente azzurro, privo della patina bianca dell’afa, accentua le varie tonalità di verde degli alberi, dell’erba, dei cespugli, degli arbusti, infondendo in chi le guarda un senso di tranquillità.
Gli alberi aumentano l’intensità dei loro colori, il fogliame verde scuro si fa più carico, così pure il fusto, che assume il marrone scuro, mettendo in risalto le ombre che la sua stessa chioma pennella.
È solo un fatto psicologico, dopo il quindici agosto il lavoro, si dice, cala, torna a ritmi più umani, sembra di respirare meglio, che ormai il diritto al riposo è vicino per tutti.
Poi così non è, i turisti non se ne vanno con ferragosto, per avere la sensazione vera del calo, bisogna aspettare altri dieci giorni, eppure il cuore già si predispone alla tranquillità.
Sembra che tutto cambi, anche il passo del turista sembra meno affrettato, meno esigente. Sembra che la sabbia non scotti più come due giorni prima, sembra sia semplicemente un piacevole massaggio caldo, il mare si fa più accogliente, sembra si faccia più grande, disponibile a lenire la calura che ognuno sente.
Ritorna il sorriso, non c’è più l’ansia di fare tutto, bene e presto, che il tempo non basta mai. Si fa.
Eppure la fatica è sempre la stessa che si accumula a quella, tanta, che ha accompagnato ognuno dall’inizio dell’estate. Ma siamo verso la fine, si sopporta meglio.
Anche le temperature sono più accoglienti, il sole non morde più con prepotenza, non sfianca, semplicemente riscalda, avvolge, ma non brucia.
Siamo verso la fine, anche per chi ha permesso agli ingranaggi della vacanza di girare arriverà il riposo, le spiagge torneranno al loro silenzio, interrotto modestamente dalle onde, torneranno le giornate fredde, l’acqua del mare tornerà limpida, tornerà la malinconia che già si comincia a respirare dopo ferragosto, sappiamo che sta arrivando, con l’autunno ci donerà un sole sempre più fiacco, riporterà tutti alla calma, come dei giocatori a fine partita, dopo essere usciti dagli spogliatoi, convinti di aver fatto il proprio dovere, di aver dato anche di più di quanto l’allenatore si aspettava, perché la macchina del divertimento deve esprimere sempre il massimo, perché abbiamo bisogno tutti dei bagnanti, abbiamo bisogno che ritornino. È la nostra fatica, la nostra maledizione, il nostro orgoglio.