Godersi la vita

Sfogliando un rotocalco ci passa davanti una proposta di vita che non appartiene alla maggioranza.

Foto di gente più o meno bella, ben curata e, soprattutto, ricca.

Un popolo elitario che si incontra negli stessi luoghi, alle stesse serate di gala, ostentando sorrisi e agiatezza.

A noi, poveri grami, quella vita la possiamo solo sfogliare con le dite umettate, ammirare e criticare. Se la critichiamo non è per moralità, ma per invidia.

Quando riponiamo il giornale, sembra non sia successo niente, invece il seme dell’impossibilità di vivere in quel modo si pianta in noi; pare un corpo estraneo innocuo mentre in realtà ci logora perché ci sentiamo fuori dal giro che conta, oppure ci stimola, diventa la molla che ci proietta a dedicare la nostra vita a imitazione di quello stereotipo: il desiderio di apparire e di arricchire.

La ricchezza come unico scopo, la linea di demarcazione a cui ci ha educati Hollywood tra essere un winner, un vincente o un loser, un perdente.

Se uno ci chiede: “Ti stai godendo la vita?”, anche se diamo una risposta affermativa, sotto sotto sappiamo che non stiamo rispondendo allo stereotipo, ai canoni a cui il Sistema ci ha educati.

Quali sono le caratteristiche di questo luogo comune, ovvero come si riconosce chi sa “godersi la vita”?

a) Non è sottosto all’obbligo del lavoro, al timbro del cartellino. Se di lavoro vive non dev’essere logorante, deve avere un carattere ludico, ha piacere a svolgerlo. Ha un posto di comando, la fatica la fanno altri.

b) Possiede almeno una villa o un’ala di un palazzo: ha della servitù, per lui i lavori domestici sono una malattia, non ci si gode la vita stirando.

c) Vive con distacco il rapporto col denaro, non perché non lo considera importante, ma perché se ne ha così tanto che non è un problema. Si dedica a grandi plateali atti di generosità (operazione finalizzata all’ammirazione e, conseguentemente, all’invidia).

d) È sempre di buon umore, qualsiasi cosa desideri c’è sempre qualcuno pronto a realizzargliela.

e) Cibo e bevande sono abbondanti e ricercate.

f) Ostenta vestiti e oggetti costosi.

g) Non è mai solo, attrae sempre bella gente, che ne ammira le doti e il brio.

h) Non avendo degli obblighi quotidiani, viaggia e fa esperienze.

i) Essendo ricco frequenta persone al suo pari.

Questo è il quadro di riferimento quando pensiamo al concetto di “godersi la vita” e per i più è un’utopia.

Se questa è l’utopia, il presente diventa una frustrazione. Cresce l’insoddisfazione, si perde fiducia in se stessi, ci si crede delle vittime, si può scivolare nell’alcol, ci si accanisce sul cibo (quando va bene, le derive possono essere peggiori). Se cadiamo in questo tranello è perché abbiamo aderito al Credo dell’insegnamento del Sistema capitalista, della sua proposta di vita, di diventare un consumatore.

Siamo certi che questi siano gli obiettivi da rincorrere per “godersi la vita”?

Perché se vogliamo fare di noi dei consumatori, ovvero essere degli asserviti al denaro, quando il denaro non riusciamo a ottenerlo in misura esagerata, allora carichiamo la frustrazione su noi stessi e consumiamo l’unica cosa che abbiamo, il nostro corpo, la nostra psiche, li consumiamo sino a logorarli.

Che cos’è la vita? Non è forse orientarci partendo dal posto in cui siamo nati? Conoscere ciò che ci circonda?

Da bambini abbiamo osservato tutto con meraviglia, con una curiosità insaziabile, con una spinta alla conoscenza. Abbiamo fatto affidamento ai cinque sensi, abbiamo cominciato studiando la cosa a noi più vicina, il nostro corpo. Sentivamo dei crampi alla pancia, piangevamo e arrivava un seno per alimentarci, poi abbiamo guardato oltre quel capezzolo. Ci siamo incantati a studiarci le mani e i piedi, ce li siamo infilati in bocca, li abbiamo succhiati, ma non usciva cibo. Abbiamo capito che servivano ad altro. Abbiamo urlato per capire che il suono che sentivamo partiva da dentro di noi, abbiamo inteso che avevamo un corpo. Ci stavamo godendo la vita? Io credo di sì, vivevamo la scoperta, la meraviglia del Creato.

Crescendo siamo stati fagocitati dal Sistema, un’entità vile, subdola. Sembra stia parlando di qualcosa di esterno a noi, quasi una divinità che ci domina. Invece questo Sistema è stato costruito col tempo dall’umanità, adattandolo alle circostanze e alle evoluzioni, ma tenendo fermo un punto: il mondo dev’essere asservito ai ricchi. Per ottenerlo il Sistema ha lavorato per bene servendosi del potere politico, del potere culturale, del potere religioso.

Alla povera gente è stato insegnato che devono traguardare, attraverso i patimenti, uno stato di benessere e di gioia che troveranno in un mondo altro, un Regno di Pace e Giustizia, chiamato Paradiso. Mentre chi ha costruito il Sistema gode dei privilegi ora, ma soffrirà (forse) in una prossima vita eterna.

La Storia ci racconta che tra la povera gente c’è chi non ha creduto al Paradiso e ha combattuto il Sistema per ottenere una dignità. Purtroppo, da sempre queste rivoluzioni non sono state mai combattute per debellare l’oppressione, ma per sostituirsi all’oppressore e godere dei privilegi di questi. Quindi solo un desiderio di conquista del Potere, non una battaglia di giustizia. Per reagire a questi tentativi di rovesciamento del Potere, chi lo detiene si affida per controllare eventuali insurrezioni alle Forze dell’Ordine.

Ci siamo mai chiesti a quale Ordine rispondono queste Forze?

All’ordine costituito, quello del Sistema, dove i ricchi consumano e i poveri lavorano per i ricchi. Se non sai lavorare in obbedienza, vieni messo ai margini, diventi inutile: loser.

Il Sistema ci ha educato a credere che quello che viviamo è l’unico modo possibile, dove attraverso il denaro (ottenuto col lavoro) si può dare un senso alla vita. Quale senso?

Imitare, scimmiottando, la vita di chi il Sistema lo gestisce, ovvero dimostrando opulenza, generando invidie, soddisfacendo ogni brama con la paura di perdere quanto ottenuto.

Il Sistema ha manipolato il nostro corpo. L’estetica deve rispondere a uno standard, bisogna tendere a esso. Chi ci riesce è invidiato. Se non ci si riesce si può sempre contare sulla Chirurgia o alla Farmacia per accelerare i tempi. Ci hanno messo in testa che è orribile invecchiare, mostrare i segni della vecchiaia è da loser. Se per qualcuno è una battaglia persa, un traguardo irraggiungibile facilmente si abbandona ad altri piaceri (mangiare tutto quello che fa male, ma è ben pubblicizzato; bere smodatamente, sentirsi in confidenza con l’alcol). Al Sistema va comunque bene, perché attraverso le malattie riuscirà a muovere denaro, ad arricchire ancora di più. Per guarire il perdente dovrà lavorare per pagarsi una guarigione che non arriverà mai.

Il Sistema ha manipolato il nostro spirito, come ho accennato, inventandosi un Paradiso a cui potremmo accedere se sappiamo accettare la sofferenza, più soffriamo e più grande sarà il premio. Oppure prendendo un’idea dall’Oriente ci dicono che la nostra condizione è causa della cattiva condotta di vite precedenti. La colpa non è mai del Sistema iniquo e della nostra creduloneria ai suoi stereotipi. Più accettiamo l’ingiustizia come espiazione e maggiore sarà la ricompensa eterna.

Io dico che non ci godremo mai la vita se questi sono i riferimenti.

Godersi la vita è recuperare quello stato di meraviglia e di entusiasmo che avevamo da bambini, quando tutto si presentava a noi per la prima volta.

Rispettare il corpo, saper dire grazie alla mano che ci consente di fare molte cose: prendere, donare, accarezzare, costruire, pregare… dire grazie ai piedi che ci sostengono e ci portano ovunque, ci avvicinano, ci fanno sentire il delicato avvolgersi dell’onda che si smorza sul bagnasciuga o la morbidezza di un prato.

Dobbiamo saper dire grazie alle fronde dell’albero che ci ripara dalla calura, ci ossigena, ci da’ dei frutti. Grazie all’acqua fresca che ci disseta, grazie ai fiori che ci profumano la vita.

Grazie a questa macchina perfetta fatta di ossa e carne che, se ben curata, ci permette di andare ovunque, intrecciare relazioni, leggere una poesia, cantare.

Dobbiamo dire grazie al Creato dove possiamo vivere l’eternità, che poi è la gioia di esserci qui, ora. Un qui e ora dove la vita sta al centro, quindi ogni vita è sacra, tutto ciò che ha un’anima è parte di noi. Diffidate degli insegnamenti del Sistema, ci chiede di rincorrere inutili desideri, ci dice che per ottenerli servono sacrifici. Ma i sacrifici sono sempre immolazioni alla morte.

Scegliamo la vita, godiamocela. Ora.

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