Il Tao, come l’ho capito io – 1

I - DELINEA IL TAO
Il Tao che può essere detto
non è l'eterno Tao,
il nome che può essere nominato
non è l'eterno nome.
Senza nome è il principio
del Cielo e della Terra,
quando ha nome è la madre
delle diecimila creature.
Perciò chi non ha mai desideri
ne contempla l'arcano,
chi sempre desidera
ne contempla il termine.
Quei due hanno la stessa estrazione
anche se diverso nome
ed insieme sono detti mistero,
mistero del mistero,
porta di tutti gli arcani.

Lao Tsu ci pone con poetico garbo davanti al Mistero. Definisce Tao, cioè Via, quel che non è definibile. Davanti al Mistero, l’unica possibilità che pare ci sia per accostarvicisi senza impazzire è definirlo per negazioni. Questo Mistero che è l’essenza delle cose e le trascende, va oltre, è il dilemma a cui ci accostiamo quando cerchiamo di dare un senso alla nostra esistenza, a cercare il motivo del perché ci troviamo a respirare camminare, entrare in relazione con l’ambiente e i nostri simili, perché sentiamo in noi una voce che ci spinge oltre i nostri confini materiali: essere e non essere. Intanto ci dice che quello di cui ci sta parlando non è l’eterno Tao, quello indissolubile che dura per l’eternità, appunto. Ci sta dicendo che il Tao, quello accessibile o intuibile è mutevole, una continua oscillazione tra due opposti, dove uno non esiste senza l’altro, quello che chiamiamo yin e yang. Non possiamo definirlo con un nome, se non accostandolo a un non nome, perché non ci è dato di proferire l’eterno nome. Perché è così sibillino, oscuro, Lao Tsu? Perché è umano, è dentro la nostra stessa storia, sa di non avere mezzi e vocaboli per definire il Mistero, ma può intuirlo osservando attorno e capendo se stesso. Quindi sa che potrà fare solo un viaggio asintotico, la Via potrà essere avvicinata, ma non potrà essere percorsa, questo viaggio asintotico è il massimo che la nostra condizione ci concede di fare, dando senso e compimento a un’esistenza che cerca, senza illudersi, di percorrere la retta via.

Non possiamo definire, dare nome al principio di tutte le cose, se riusciamo a dare un nome, non sarà il suo nome, ma quello della madre che ha generato tutto, la Natura. Da che cosa ha avuto origine la natura? Non troveremo risposta. Se riusciamo a svincolarci dal desiderio, contempleremo l’arcano, la nostra introspezione, il nostro stare nel mondo; se invece inseguiamo il desiderio contempleremo il termine, cioè il fine ultimo, oggettivo, come uno scienziato che continua a frantumare l’atomo convinto di aver compreso tutto e invece trova sempre qualcosa di nuovo. Al Tao non ci arriveremo, quello che comprenderemo è un Tao minore.

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