L’altro giorno l’ufficio che smista i lavori mi dice di andare a Jesolo ad aiutare un collega.
Mentre sono per strada lo chiamo per avere maggiori informazioni. È presso una profumeria, deve portare una nuova linea, ma non riesce a capire il percorso delle tubazioni, in due magari l’arcano si svela. Mi aspetta presso una nostra centrale. Arrivato, mi dice che è meglio se andiamo con una macchina sola, piazza Marconi, dove si trova la profumeria, è inspiegabilmente caotica.
«Da stamattina davanti al tendone del “Presepio di sabbia” c’è un autobotte dello spurgo pozzi neri, un sacco di vigili e molti curiosi, non so che cosa sia successo!»
Arriviamo presso la piazza. È vero c’è l’autobotte, i vigili e i curiosi, ci facciamo strada lenti lenti tra la folla.
Mi insospettisco perché vedo delle ragazzine radiose che scattano foto verso lo spurgo: perché sono così contente di immortalare l’evento?
A un certo punto tra le teste dei vigili spunta un microfono a giraffa. Un microfono? Osservo con più attenzione finché vedo il motivo della ressa.
Guardo uno dei due operai della ditta di spurgo, è in divisa, ma il portamento e il sorriso non è di chi pulisce le fogne (lo fai perché devi portare a casa i soldi, non perché ti piace), in più insiste a passarsi e ripassarsi le mani tra i capelli, più da latin-lover che da luttamaro. Era il principe Emanuele Filiberto.
Ma che ci stava a fare lì? Aveva accettato di pubblicizzare, anzi, di essere testimonial della ditta di spurgo? Dovevano averlo pagato molto bene.
Poi domenica sera la comica Littizzetto in televisione svela il mistero: il principe condurrà delle trasmissioni dove si impegnerà in lavori che non ha mai fatto.
Peccato.
Mi piaceva di più l’idea di uno spot pubblicitario dove annunciava il suo ingresso in politica.
L’idea della botte di spurgo pozzi neri mi sembrava vincente se accompagnata dallo slogan:
«Italiano, sei nella merda? Te la tolgo io!»