Pilates

Sto giungendo al compimento del secondo anno di pilates. Chi se ne frega, diranno i più. E allora mi rivolgo ai meno.

Come sono stati questi due anni?
Faticosi, sicuramente. Interessanti, pure. Tonificanti, incredibilmente sì, anche per un corpo flaccido e provato dalla malattia come il mio.
Mi ero ridotto all’inattività totale, avevo dato credito all’invito di tenere sempre il bustino ortopedico, di accontentarmi di qualche nuotatina a dorso… insomma mi ero incamminato verso l’atrofizzazione della schiena, devo solo dire grazie al signor Pilates e a coloro che hanno migliorato questo metodo se ne sono uscito.

Lo consigli a tutti coloro che hanno problemi di schiena?
No, assolutamente no, il pilates da solo non basta. Quando avevo deciso di provarlo avevo chiesto un parere a un amico fisioterapista, la risposta è stata «Devi essere molto cauto, devi avere molta attenzione», e chi te la da la giusta cautela, la giusta attenzione? Solo l’insegnante.
Sono stato per lavoro in alcune palestre e ho visto gente che si esercitava seguendo le indicazioni su un foglietto, una tabella di marcia come per i pesi. Evitatelo!
Il pilates è un metodo che richiede molta attenzione su più aspetti: bisogna considerare la respirazione; il baricentro (glutei e addominali); la concentrazione, devi “sentire” l’esercizio; il controllo, bisogna avere attenzione verso tutti i muscoli, basta poco per sbagliare e, peggio, farsi male; fluidità nel movimento (e io mi sento ancora molto foca); la precisione, bisogna avvicinarsi alla perfezione (e io la vedo ancora molto, molto lontana).
Sono aspetti da tenere sempre presenti nell’esercizio, come può un foglietto ricordarteli?
Per cui, tenendo bene a mente il consiglio del mio amico sono entrato in palestra.
L’insegnante, Barbara Bon, mi aveva esteso l’invito che fa a tutti i principianti, tre serate gratuite, se mi piaceva mi iscrivevo, se no arrivederci. Ma io le tre serate non le ho spese a capire se mi piaceva il metodo, ho cercato di capire la sua competenza, avevo bisogno di cautela e attenzione. Sono state le sue piccole attenzioni, rivolte a tutte (devo usare il femminile, i maschi a pilates sono protetti dal WWF), invitava a chi aveva dei problemi di non affrontare certi esercizi o di farlo con piccoli accorgimenti per non andare a ledere le parti dolorose.
Di Barbara ho ammirato subito la competenza, per questo mi sono fidato e ho continuato.
E ho fatto bene.
Anche perché quelle attenzioni che Barbara ricorda a ogni esercizio, ho imparato ad applicarle anche quando lavoro. Se devo fare uno sforzo, tipo sollevare un peso, prima contraggo gli addominali, avvicino le costole e poi agisco. Inoltre mi sta spuntando una vena masochistica, se devo fare le scale di un condominio stringo i glutei e salgo poi, col fiatone, suono il campanello del cliente e quando apre, si trova davanti un essere ansimante che non riesce a dire una parola per il dolore. Quando mi sveglio spesso faccio degli allungamenti, muovo il bacino, disegno dei cerchi con le gambe tese e altre stupidaggini. Qualche minuto, giusto per contare i muscoli.

Ma come stai fisicamente?
Bene, mi sento tonificato, con maggior forza, mi pare di avere una postura migliore.

Sì, va bene, ma hai il fisico come Conan il barbaro?
No, c’ho una panza che fa provincia, non ho ancora deciso di mettermi a dieta, anche se so che lo dovrei fare, ma questo è un fatto di volontà e non c’è invito o offesa che ti possono spingere a farlo. È personale.

Intanto a Febbraio inizio il terzo anno di pilates, ben felice di faticare, di sentire i muscoli tremare o di sentirli bruciare.
Per quanto tempo ancora lo farò? Finché ci sarà Barbara credo che mi dovrà sopportare, poi se lei prenderà altre strade, spero di trovare qualcuna al suo pari.

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