XLVIII - OBLIARE LA SAPIENZA Chi si dedica allo studio ogni dì aggiunge, chi pratica il Tao ogni dì toglie, toglie ed ancor toglie fino ad arrivare al non agire: quando non agisce nulla v'è che non sia fatto. Quei che regge il mondo sempre lo faccia senza imprendere, se poi imprende non è atto a reggere il mondo.
Altro concetto di difficile comprensione per un occidentale. Noi siamo razionali, non diamo importanza all’intuito. Tutto ciò che ci circonda deve essere studiato, razionalizzato, cataloghiamo tutto, questo ci dà tranquillità. Questo in ambito sociale comporta sempre più complicate sovrastrutture, tutto dev’essere normato, deve essere reso complicato, burocratizzato. Quasi non sapessimo da noi dove sta il bene e il male; a questa sensazione fondamentale, semplice, non diamo importanza, siamo in direzione opposta al Tao che ci vuole semplici, che ci invita a non agire, a non creare delle inutili sovrastrutture, orpelli che ci rendono difficoltosa la vita, ci fanno perdere il senso delle cose vere. Stiamo andando in direzione contraria alla felicità perché ci piace stare nella sofferenza. Questo è il dramma dei governati, trovarsi un governante che tutto norma, che tutto burocratizza, rendendo complicata la vita dei governati. Chi vuole lasciare la sua impronta di governo, non è in grado di governare.