Il Tao, come l’ho capito io – 49

XLIX - CONFIDARE NELLA VIRTÙ
Il santo non ha un cuore immutabile,
ha per cuore il cuore dei cento cognomi.
Per me è bene ciò che hanno di buono,
ed è bene anche ciò che hanno di non buono,
la virtù li rende buoni;
per me è sincerità ciò che hanno di sincero,
ed è sincerità anche ciò che hanno di non sin
cero,
la virtù li rende sinceri.
Il santo sta nel mondo tutto timoroso
e per il mondo rende promiscuo il suo cuore.
I cento cognomi in lui affiggono occhi e orecchi
e il santo li tratta come fanciulli.

Gesù è uno che ha ribaltato il modo di atteggiarsi verso gli altri. Se è sempre prevalso l’insegnamento “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”, Gesù trasforma la passività in attività, in stimolo, in azione. Non è sufficiente non fare del male, se non tolgo a chi ha poco non sto facendo niente di utile, viceversa, se dono a chi ha poco, cambio in qualche modo la sua condizione. Quindi Gesù ci invita a fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi.

Questo capitolo ci parla di questo, dice che il saggio ha empatia verso gli altri, non ha un cuore rigido, ma sia adatta a chi ha difronte, indipendentemente da chi sia, se è una persona buona o non buona non fa differenza, lui si accosta per il bene di chi ha davanti. La sua virtù renderà buono il non buono. Sa se ha davanti una persona sincera o meno, comunque si fida, questo fa la differenza.

Il santo si preoccupa della condizione degli uomini e li aiuta. Gli uomini gli confidano i loro problemi e lui li guida.

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