Per quali parole inclinate
devo incamminarmi, certo
che questo mio inspiegabile sentire
trovi il senso e le risposte
a questa inebriante confusione
Ora che ho smesso di correre,
fuggire via dalle manipolate
orazioni che danno vigore all’oro
che fanno dell’acritica obbedienza
il centro esistenziale della vita
Ora che non voglio più correre
ma sento una grande attrazione
verso la profumata terra,
mettere radici vagabonde
nelle domande senza risposta
Quali racconti, quali canti
devo ascoltare, devo accogliere
come acqua dissetante, una pioggia
che pulisce e rinfresca
quel che è rimasto della mia anima
Voci appena percettibili
sussurrano vibranti parole
dal profondo sconosciuto
che alberga in me, non nel corpo
ma in me, in me, che sono… cosa?
Devo lavare il concetto di Dio
nella distesa della consapevolezza
se si scioglierà non sarà dolore
se si confonderà con l’acqua corrente
non mi sentirò perduto.
Se resterà niente non era Dio
O forse nel niente lo troverò?
Devo avere il coraggio di perdere tutto
quel che resterà sarò solo io
e nel libro che sono troverò le parole.