XX - DIFFERENZIARSI DAL VOLGO Tralascia lo studio e non avrai afflizioni. Tra un pronto e un tardo risponder sì quanto intercorre? Quel che gli altri temono non posso non temer io. Oh, quanto son distanti e ancor non s'arrestano! Tutti gli uomini sono sfrenati come a una festa o un banchetto sacrificale, come se in primavera ascendessero ad una torre. Sol io quanto son placido! tuttora senza presagio come un pargolo che ancor non ha sorriso, quanto son dimesso! come chi non ha dove tornare. Tutti gli uomini hanno d'avanzo sol io sono come chi tutto ha abbandonato. Oh, il mio cuore di stolto quanto è confuso! L'uomo comune è così brillante sol io sono tutto ottenebrato, l'uomo comune in tutto si intromette, solo io di tutto mi disinteresso, agitato sono come il mare, sballottato sono come chi non ha punto fermo. Tutti gli uomini sono affaccendati sol io sono ebete come villico. Sol io mi differenzio dagli altri e tengo in gran pregio la madre che nutre.
Se il Tao è una ricerca di semplicità, di un abbandono di sovrastrutture, va da sé che anche lo studio deve essere tale, vanno abbandonati gli studi che non sono genuini, quelli che sottendono a brame o a desideri. Il Tao quotidianamente è un togliere (nel senso di allontanarci dal desiderio, dalla vanagloria), non un aggiungere. Tutto ciò che si aggiunge porta afflizione. Rispondere “Sì” con velocità o con lentezza che cosa cambia a quel sì? Sempre sì rimane. Cambia il valore sociale, un sì pronto dà l’impressione di essere preparati e svegli, ma questo va a discapito della naturalezza, della spontaneità a cui tende il Tao. La differenza è formale, non sostanziale. È un timore, è come la differenza tra il bene e il male, appartiene a tutti la paura del male, questa affiora quando la lealtà e la rettitudine lasciano il posto alla corruzione e all’astuzia, ma Lao Tsu non teme il male perché non gli appartiene, non è dentro questi schemi.
Si sente diverso dagli uomini! Questi sono sedotti dal prestigio, dal bello, sono sviati dalla brama, dalla ricchezza, sono trepidanti e indaffarati a raggiungere queste mete effimere, inebriati come in un’orgia, un baccanale. Lui invece vive in quiete, si sente vuoto, libero, vergine, grezzo come un bimbo che non ha ancora imparato a muovere i suoi muscoli, senza possedimenti, come chi non ha un tetto dove ripararsi.
Tutti hanno in abbondanza non solo averi, ma pure pensieri, idee, lui è uno che ha abbandonato tutto.
Ha il cuore di stolto, perché non sa fare differenza nei suoi pensieri, non ne ha di interessanti da inseguire, non ha progetti; non avendo di che argomentare non sa sostenere un dialogo, i suoi sentimenti sono imperscrutabili, pare scemo.
Si sente diverso dagli umani, questi inseguono oggetti, ambizioni, lui che vive nel non agire e nel non detto fa solo affidamento alla madre che nutre, alla Natura.