XXXIII – LA VIRTÙ DEL DISCERNIMENTO Chi conosce gli altri è sapiente, chi conosce sé stesso è illuminato. Chi vince gli altri è potente, chi vince sé stesso è forte. Chi sa contentarsi è ricco, chi strenuamente opera attua i suoi intenti. A lungo dura chi non si diparte dal suo stato, ha vita perenne quello che muore ma non perisce.
Bellissimo questo capitolo, racchiude tutto quello che deve inseguire una persona per essere sé stessa. Ci vedo anche le peculiarità di una leadership, di chi si mette a capo di una qualsiasi struttura. In genere costoro seguono una palestra fatta di dinamica mentale, di comunicazione, di sapere esporre (una volta la chiamavano retorica, ora sono più lezioni di imbonimento), tutte qualità che servono a gestire un gruppo, è un buon sapere, indubbiamente. Ma è sufficiente? No, ho conosciuto tanti leader -quasi tutti- che lo erano solo formalmente, perché avevano guadagnato il livello dopo una ossequiosa ginnastica di obbedienza verso il superiore. Infatti, se a livello gestionale sapevano il fatto loro, a livello umano dimostravano delle pecche terribili. Lao Tzu nei primi due versi ci dice perché: se si conosce gli altri si è sapienti, cioè abili nel proprio settore, ma chi conosce se stesso, è illuminato, una qualità che oscura la sapienza.
Chi domina gli altri dimostra solo la sua potenza datagli dal contesto, ma fuori da quel contesto, se non sa vincere se stesso è debole, insignificante. Se la sapienza la usa verso se stesso, così come la forza, gli altri non lo possono attaccare, nessuno può intaccare l’illuminazione una volta raggiunta, si è oltre la miseria umana della brama e del desiderio.
Chi sa accontentarsi, non perderà mai la sua persona, non si logorerà per inseguire l’ambizione. Se si opera con dedizione il bene, i suoi intenti troveranno conferma nel Tao, anche il Tao sarà in lui.
Vive a lungo e in pienezza chi non si discosta dal suo centro, chi sa rimanere nel qui e ora, non vive depressioni o ansie, nulla desidera e trova la sua pace interiore.
Lo stesso concetto viene ripreso dal Vangelo, se si desidera la vita eterna (la vita perenne), rimanendo centrati su se stessi e vivendo per lo spirito di servizio con amore gratuito, anche morendo non si perde l’eternità.