Il Tao, come l’ho capito io – 36

XXXVI - L'OCCULTO E IL PALESE
Quei che vuoi che si contragga
devi farlo espandere,
quei che vuoi che s'indebolisca
devi farlo rafforzare,
quei che vuoi che rovini
devi farlo prosperare,
a quei che vuoi che sia tolto
devi dare.
Questo è l'occulto e il palese.
Mollezza e debolezza vincono durezza e forza.
Al pesce non conviene abbandonar l'abisso,
gli strumenti profittevoli al regno
non conviene mostrarli al popolo.

Nel continuo procedere della dualità yin e yang ci si imbatte nel senso del limite. Quand’è che uno smette di fumare? Quando il fumo gli ha rovinato i polmoni, il fegato e il corpo è avvelenato oltre misura. Superato il limite della sopportabilità, ritrovandosi nello sfascio di un corpo malato, si cambia direzione.

Il senso del limite è un concetto poco compreso, perché siamo talmente ambiziosi, talmente convinti della nostra indistruttibilità, ci sentiamo forti nella nostra potenza, che nessuno invito a cambiare andamento, a smussare certe cattive abitudini, abbandonare le idee che ci spingono nell’errore o, per dirla più correttamente, che ci portano fuori dal sentiero del Tao, restano inascoltati, se non derisi.

Quei che vuoi che si contragga devi farlo espandere, mi riporta alla parabola del figliol prodigo. Quando è tornato sui suoi passi? Quando ha capito di aver perso la sua vita. Dopo che la sua prodigalità lo aveva ridotto a non possedere più niente, quando per sopravvivere doveva rubare le ghiande ai porci, ecco che scatta la volontà del ritorno.

Quei che vuoi che s’indebolisca devi farlo rafforzare, quei che vuoi che rovinidevi farlo prosperare, se vuoi indebolire o rovinare qualcuno, devi dargli sempre maggior forza, maggior prestigio. Penso all’epilogo simbolo dell’inchiesta giudiziaria chiamata Mani pulite, legata alla corruzione politica. I potenti si erano ottenebrati dal guadagno illecito facile, che consisteva nell’elargire favoritismi e appalti in cambio di soldi, tanti soldi, un illecito che ormai era una prassi. I politici erano tutti accecati dal denaro, la “mazzetta”, la “tangente” era uno dei momenti necessari per la vita politica. Nessuno di quei politici aveva alzato l’allarme, nessuno aveva detto: «Smettiamola!», no, lo consideravano un dovere delle imprese sovvenzionarli sottobanco. Erano gli anni della “Milano da bere”: lusso, spese folli, lussuria, allegria! Quando è saltato quel sistema? Quando era arrivato al limite e si erano allentate le precauzioni per non essere beccati nell’illecito. Lì è imploso, si è indebolito, l’immagine simbolo è stata il potentissimo Craxi che usciva scortato dall’Hotel Raffael, mentre subiva il lancio di monetine della folla.

A quei che vuoi che sia tolto devi dare, mi torna utile l’esempio appena fatto che ben si addice anche a questo verso.

In questi quattro modi di agire il senso è occulto, ma il risultato finale è sotto gli occhi di tutti. Lo scopo è quello di riportare al centro, dopo aver vissuto i due estremi. Non è detto che si impari la lezione. La corruzione in questo Paese non è un ricordo, purtroppo.

Il molle e il debole durano a lungo, il forte e il duro periscono presto.

Al pesce non conviene abbandonar l’abisso, non gli conviene lasciare la sua spontaneità in nome di un desiderio che lo porterà a vivere tra mille pericoli, così come non è bene mostrare gli strumenti da parte di un regnante per poter mantenere al suo centro la conduzione politica o per un individuo per restare centrato nella propria persona. A far sfoggio di sé si rischia sempre cadere nella tentazione della vanità.

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