XXXVII - ESERCITARE IL GOVERNO Il Tao in eterno non agisce e nulla v'è che non sia fatto. Se principi e sovrani fossero capaci d'attenervisi, le creature da sé si trasformerebbero. Quelli che per trasformarle bramassero operare io li acquieterei con la semplicità di quel che non ha nome anch'esse non avrebbero brame, quando non han brame stanno quiete e il mondo da sé s'assesta.
Più approfondisco i dettami del Tao e più mi evoca il grande sogno anarchico di una società senza governi, che sa perfettamente come agire, perché consapevole di essere nell’Uno. Se anche noi, nella nostra singolarità, fossimo capaci di vivere secondo il Tao, non agendo, non desiderando, vivremo felici, privi del dolore. Mi è stato risposto che nell’Occidente, dove è predominante il Cattolicesimo, non ci potrà mai essere questo mondo ideale, perché la sofferenza attuale è il fio da pagare per la salvezza eterna, questo insegna nei secoli il Cattolicesimo. La sofferenza può essere fisica, e davanti a malattie gravi dobbiamo rimetterci nelle mani della medicina, ma la sofferenza fisica può essere indotta da uno stile di vita non consono, e qui possiamo fare molto, oppure è una sofferenza mentale, e qui possiamo vincerla. Concordo che il Cattolicesimo abbia commesso il grave reato di esaltare la sofferenza a discapito della felicità, vomitando dal suo corpo l’insegnamento di Gesù. Gesù indicava di chiedere al Padre e ci sarà dato, ma è stato frainteso il senso; il Padre non è il mago che ci esaudisce tutti i desideri, che ormai lo abbiamo imparato, siamo quasi a metà del percorso Tao, i desideri causano infelicità, quindi che cosa possiamo chiedere al Padre se vogliamo vivere imitandolo? Solo un desiderio sopravvive: avere una capacità di amare sempre più grande. Come vedete, Gesù non dice cose diverse dal Tao. Anche lui ci invita a non agire (ricordate l’invito di porgere l’altra guancia se picchiati?) e lasciarci guidare dallo Spirito Santo.
Un invito a seguire la corrente del fiume, noi piccole barche adagiate dalla spontaneità nel flusso della vita, dobbiamo solo lasciarci trasportare dalla corrente e la felicità vivrà in noi. Semplice, troppo semplice per le nostre menti desiderose di sofferenza. Così andiamo in direzione contraria affrontiamo terribili correnti, non abbiamo la forza per vincerle e alimentiamo rabbia, ci aggrappiamo al nostro ego e proviamo invidia per quei pochi che hanno capito di non agire.
La società è una fucina di dolore, se i governanti agissero secondo il Tao, lascerebbero a quest’ultimo il fluire degli eventi, invece vogliono lasciare la loro impronta nella Storia, ma soprattutto devono cercare di far quadrare i conti dei loro interessi, ampliandoli e arricchendo sempre più. Questa tensione all’inappagamento la scaricano sul popolo, rovinandolo. Se seguissero il Tao, se avessero fiducia nella semplicità della realizzazione di una società armoniosa che si sente parte dell’Uno, allora avremo rispetto per il Creato, per noi stessi, per gli altri.