L - TENERE IN PREGIO LA VITA Uscire è vivere, entrare è morire. Seguaci della vita sono tre su dieci, seguaci della morte sono tre su dieci, gli uomini che la vita tramutano in disposizione alla morte son pur essi tre su dieci. Per qual motivo? Perché vivono l'intensità della vita. Or io ho appreso che chi ben nutre la vita va per deserti senza incontrar rinoceronti e tigri, va tra gli eserciti senza indossar corazza e arme: il rinoceronte non ha dove infilzare il corno, la tigre non ha dove affondar l'artiglio, il guerriero non ha dove immergere la spada. Per qual motivo? Perché costui non ha disposizione alla morte.
Uscire dall’oscurità è l’atto che si compie alla nascita; tornare all’oscurità è l’atto che si compie con la morte. Tra questi due momenti ci sta la vita. Tre persone su dieci sono attaccate alla vita, tre persone su dieci sono attaccate alla morte, tre su dieci si affannano durante l’esistenza per terrore della morte. Rimane ancora uno in questa statistica, questi segue la via della non vita e della non morte. Torniamo sempre al punto centrale del Tao, non dando spazio alle brame, non si dà tutto questo peso alla vita, di conseguenza non ci importa nulla della morte. Se si vive superando gli attaccamenti, ci si incammina sereni senza paura delle bestie feroci e si passa tra i campi di battaglia senza il terrore di venire infilzati. Perché il rinoceronte, la tigre e il soldato non possono toglierti la vita e donarti la morte, sei passato oltre, non dai tutta quest’importanza a due attimi, curi di più il presente. Chi vive così sente, per tornare a Gesù, di aver fatto della sua vita (proprio perché ha inseguito il vuoto), un’esistenza piena, invulnerabile, in altre parole, ha conseguito una vita eterna, non c’è morte che possa scalfire questa pienezza.