LIV-COLTIVARE E CONTEMPLARE Chi ben si fonda non vien divelto, a chi ben stringe non vien tolto: con questa Via figli e nipoti gli offriranno sacrifici ininterrotti. Se la coltiva nella persona la sua virtù è la genuinità, se la coltiva nella famiglia la sua virtù è la sovrabbondanza, se la coltiva nel villaggio la sua virtù è la reverenza, se la coltiva nel regno la sua virtù è la floridezza, se la coltiva nel mondo la sua virtù è l'universalità. Per questo contempla le persone dalla sua persona, contempla le famiglie dalla sua famiglia, contempla i villaggi dal suo villaggio, contempla i regni dal suo regno, contempla il mondo dal suo mondo. Come so che il mondo è così? Da questo.
Il capitolo è un invito a farsi strumento d’amore. Per essere tale bisogna essere ben radicati nell’insegnamento del Tao, quello che dobbiamo stringere non sono dei beni, ma il Tao stesso. Se saremo centrati nel Tao, riusciremo a capire il mondo. Se riusciremo a tramandare il Tao alla posterità anche questa godrà della vita piena, eterna.
Se alimentiamo il Tao dentro noi stessi, mostreremo la nostra genuinità.
Se alimentiamo il Tao in famiglia, il padre è clemente e amorevole verso i figli, è amorevole e devoto alla moglie; anche la moglie vivrà allo stesso modo; i figli rispetteranno i genitori e i fratelli, sostenendosi a vicenda. Allora la famiglia avrà amore in sovrabbondanza. Sarà carica d’amore, perché tutti desiderano donarlo, tutti inseguono il vuoto, non vogliono averne di avanzo.
Se alimentiamo il Tao nella comunità allora riceveremo reverenza, perché ameremo e venereremo gli anziani, sapremo educare alla responsabilità della libertà i giovani e daremo una parola di luce agli ignoranti.
Se il Tao lo coltiveremo nel regno perché abbiamo incarichi di governo, se il governatore e i suoi ministri saranno onesti e preparati, favoriranno la giustizia e la condivisione in modo che non esistano gli ultimi, allora sarà un Paese florido.
Se alimentiamo il Tao nel mondo allora le parole diventeranno superflue, sapremo vivere con mutuo rispetto e riconoscimento, saremo un’umanità inclusiva, diffonderemo l’universalità.
Se una persona è ben ancorata nel Tao, allora contempla le persone che nel Tao non sono e capisce che periranno, si perderanno.
Così contempla la altre famiglie che non sono nel Tao e saprà che si divideranno, nasceranno rancori, sospetti, tradimenti.
Allo stesso modo capirà quei villaggi che non coltivano il Tao, sarà una comunità con disparità, noterà gente privilegiata e gente sottomessa.
Così chi regna rimanendo nel Tao, capirà quanta sofferenza c’è negli altri regni e qual è il motivo.
Il sovrano che è nel Tao, capirà l’ingiustizia che alimentano gli altri sovrani.
Conclude Lao Tzu rispondendo alla domanda: «Come faccio a sapere che è così?», lo sa perché lui questi cinque momenti li vive, lui è ben radicato nel Tao.