LXIX - L'USO DEL MISTERO Sull'adoperar gli eserciti c'è un detto: non oso far da padrone e faccio l'ospite, non oso avanzar d'un pollice e indietreggio di un piede. Questo vuol dire che non vi sono truppe da schierare, che non vi sono braccia da denudare, che non vi sono armi da impugnare. Sventura non v'è maggiore che osteggiare alla leggera. Se osteggio alla leggera son vicino a perdere quel che m'è più prezioso. Perciò quando gli eserciti si mettono in campagna per scontrarsi, quello che è più pietoso vince.
Vi leggo un invito alla nonviolenza. Lao Tzu non sta dicendo che non dobbiamo affrontare l’avversario, ma di farlo in modo diverso da uno scontro violento e belligerante.
Non si attacca per primi, non va mostrata prepotenza; non ci si comporta come un padrone di casa che detta le regole, ma come l’ospite che le accetta. Ci si pone in un atteggiamento difensivo.
È meglio indietreggiare di un piede che recare offesa e avanzare di un pollice. Non ci dev’essere prevaricazione. Non ci si deve porre nello stato mentale di sfida e guerra, bisogna mantenere lo stato misericordioso e spontaneo, non dobbiamo essere i primi a dare voce alle armi.
Non c’è disgrazia peggiore che abbandonarsi al desiderio di conquista sottovalutando l’avversario. Se combattiamo alla leggera, perdiamo quello che di è più prezioso, i nostri tesori che, abbiamo visto nel capitolo 67, sono la misericordia, la parsimonia e il non volere ambire a essere il dominatore. Se ci lasciamo prendere dal desiderio di conquista, di soggiogare, di uccidere, perdiamo la nostra persona.
Perciò se la battaglia diventa inevitabile, vince chi è pietoso, perché non andrà oltre alla difesa, non desidera la morte di nessuno, non perde la sua umanità.