Non è l’oscurità, non è la luce, siamo nel tempo di mezzo, dove qualcosa apparentemente muore e qualcosa sta per nascere.
È il tempo dell’attesa e della speranza. Ci sono lingue in cui attesa e speranza hanno lo stesso suono, lingue che hanno colto il senso profondo che le lega. Si aggroviglia nel tempo l’emozione per quello che deve venire, si attorciglia quasi a togliere il fiato, il tempo nuovo è lì a portata di mano, ancora poco e lo si raggiungerà. Nel futuro albergano le possibilità, tutte le tonalità del mondo sono a disposizione, nessuna strada è preclusa, tutto può avvenire, qualcosa accadrà. Anche il fallimento, anche la delusione certo, sono possibilità, non sono la fine. Si affrontano, devono essere affrontate, dobbiamo metterci alla prova: siamo o non siamo fatti a somiglianza di Dio? Sappiamo superare tutto, Dio non si arrende, non si piange addosso, il mondo non lo ha vinto: è stato strumentalizzato, lo hanno additato come il tiranno che vuole le guerre, colui che sta con gli eserciti, lo rimproveriamo di guardare altrove e permettere gli omicidi più efferati; accetta gli insulti, ma non si abbatte, non si giustifica, ama. Spera nel genere umano, ci chiama, chiede permesso, lui sa che c’è una chiave per aprirci all’amore. Anche nella fuga Lui ci osserva e ci pone nel cammino occasioni, volti per riconciliarsi prima che con lui, con noi stessi. Consola le cadute, incita nelle sfide, ci sorregge nella stanchezza. Ma nulla può nella rinuncia, se non rimanerci accanto in silenzio aspettando che riprendiamo fiato, osservandoci con sguardo indulgente e offrendoci la mano, una mano che dice: «Sono qui, aggrappati e ti aiuterò a ripartire». Anche questo è un tempo di mezzo, un tempo cupo, ma il sole sorge ogni giorno, questa è la nostra sicurezza, l’unica sicurezza. Sorge per tutti, non per qualcuno. L’alba è l’immagine della Sua presenza. C’è sempre e ci sarà fino alla fine del nostro tempo, non ci abbandonerà mai. Riscalda tutto e tutti, tutto cresce e prolifica, irradia vita, da noi si aspetta di essere accettato, di lasciarci benedire dai suoi raggi.
Lo respiriamo ogni istante, non inspiriamo solo una miscela di gas, inspiriamo anche lo Spirito, ma spingerlo dentro di noi, far sì che accenda e che acceda a ogni parte del nostro corpo, dipende solo da noi, è una libera scelta. Sta a noi espirare solo anidride carbonica o far sì che quel poco di spirito che abbiamo inspirato ci migliori, cresca, così da ridonarlo in maggior quantità al mondo.
Ogni mattina il sole ci offre la possibilità di essere felici, lo fa instancabilmente, non c’è modo di fermarlo, a volte le nubi ne impediscono la vista, soprattutto le nubi che abbiamo dentro, ma lui c’è. Eliminiamo queste nubi, buttiamole fuori con un respiro profondo e forte, il sole le raccoglierà e ne farà pioggia generatrice.
Dio, come il sole, non si può guardare, brucia la vista. Ma Dio, come il sole, non va guardato, va accolto, va sentito, ci accarezza con calore la pelle, meglio di qualsiasi amante. La carezza del sole ci dona il sorriso, ci rincuora, ci dà animo e coraggio, cresciamo nell’amore, un amore da offrire -dice Gesù- agli offesi e ai dimenticati del Potere. Perché se il Potere riserva il benessere a pochi, il sole lo offre a tutti, senza distinzioni. Non è il sole che si nega, non è Dio a negarsi, è il singolo che si rifugia in una buia e fredda caverna per non sentirlo o si chiude in una stanza senza finestre, si mura vivo e vive solo di se stesso, esalta l’io, non ha altri riferimenti.
Il tempo di mezzo dura poco, ora è l’alba, segno che Dio crede ancora in noi, anche se non ricambiato, pronto a offrirci tutto quello di cui abbiamo bisogno.
L’attesa è finita, la speranza esaudita: c’è la luce. Impariamo da questo evento la gratuità.
Nel 2017, di sabato, all’alba ho partecipato ai risvegli yoga che Gianluca Caminotto della Palestra Atenas organizzava. Mi aveva chiesto di portare dei momenti legati alla meditazione: una poesia, un’esegesi, dei racconti brevi. Qualche volta ho portato dei racconti che avevo scritto per l’occasione, tipo questo.