Siamo arrivati al 2022 divisi. ‘Ne usciremo migliori’, ‘Andrà tutto bene’, sembrano scritte preistoriche, eppure le vedevo appese in molti balconi quando (privilegiato?) giravo per i paesi a fare il mio lavoro. Giorni innaturali, camminavo e sentivo solo l’eco dei miei passi. Città fantasma.
La costrizione ha avuto qualche aspetto positivo; di certo i pendolari hanno scoperto la bellezza di poter fare da casa le stesse operazioni a cui erano chiamati a svolgere in ufficio. Abbiamo scoperto che la didattica a distanza è una soluzione che non può sostituire la presenza in aula, va bene in situazioni di emergenza.
Chi doveva lavorare si è sentito vulnerabile, privo di protezioni, una potenziale vittima sacrificale per garantire i servizi essenziali.
Abbiamo capito quant’è dura starsene a casa, costretti. Chissà se a qualcuno è venuto in mente che gli arresti domiciliari sono anch’essi una pena e non un regalo. Dubito.
Molti hanno compreso che la stabilità economica di un’attività non è tale, basta chiudere qualche mese e sei sul precipizio della bancarotta: tutto è precario.
C’è chi è rimasto incollato davanti alle televisioni, assorbito dai resoconti dei morti, a impietosirsi davanti allo sfinimento del personale ospedaliero, nell’attesa di un vaccino che avrebbe sconfitto il virus.
C’è chi invece si è fermato davanti a una tastiera a cercare fonti di congiure, architetture internazionali votate allo sterminio, attento a non farsi intrappolare dalle parole del Potere.
Poi il vaccino è arrivato.
Chi lo aspettava lo ha accolto come la panacea, la possibilità di uscire di casa, il ritorno alla vita di sempre (non uso l’aggettivo normale, la vita prima del virus non era normale, era squilibrata, pochi che godevano di quasi tutto e molti che godevano di quasi niente).
Chi si è informato sulle congiure ha dovuto rispolverare una vecchia e mai finita battaglia contro i vaccini.
La salute pubblica è stata gestita da una Commissione Tecnico Scientifica che nell’esigenza di fare in fretta si è trovata a vagliare informazioni contrastanti tra loro,rimodulando ogni volta le priorità, seminando insicurezza e diffidenza, e dalle decisioni di un governo che doveva mediare quelle informazioni garantendo la sua stabilità, ovvero garantire a ogni segretario di partito della maggioranza la luce della ribalta, che vedeva minacciata, lo spazio se lo stavano prendendo tutto i segretari dell’opposizione che andavano a rinforzare, pensa un po’, il malcontento alimentato dalla libera circolazione di notizie di coloro che si opponevano al vaccino, ben attenti a non dire che non ci si vaccina (non sono scemi, non si assumeranno mai una responsabilità simile), ma lasciando intravedere che le istanze di quelli che poi saranno battezzati per brevità No vax, potevano trovare in loro una giusta rappresentanza. Tanti interessi di partito nel bel mezzo di una catastrofe sanitaria. Gli interessi di partito sono prioritari al morbo.
Poi l’informazione ha fatto la sua parte indegna, non si è camminato verso un fine comune per affrontare al meglio la delicata situazione, ma, intravedendo la possibilità di aver un seguito e quindi una buona clientela, si sono schierati con un gruppo. Stampa e intellettuali hanno offerto il peggio di loro. Filosofi, psicologi, giornalisti, medici, hanno dato libero sfogo alla loro fantasia per etichettare e sminuire la parte avversa. Gli interessi degli intellettuali sono prioritari al morbo.
I più esaltati di una parte e dell’altra del popolino hanno accolto questo nuovo vocabolario come il loro, hanno accettato questi pacchetti preconfezionati per offendere chi andava a vaccinarsi o chi si rifiutava di farlo, sentendosi dalla parte della verità, sbagliando. Quando ci si fa ombra della bandiera della verità si è sempre nell’errore e si semina odio in modo inconsapevole, inizialmente, poi arriva il momento che la battuta diventa disprezzo e lì è fatta.
‘Ne usciremo migliori’, se questo è essere migliori, vi lascio anche il posto mio.
Per interessi di poltrona e di portafoglio, si è deciso di cambiare il conducente. Hanno proposto, pomposamente, il Governo dei migliori, mezze tacche incarognite dal disprezzo della parte avversa con cui ora devono forzatamente convivere. No, non l’hanno fatto per l’epidemia, ma per i fantastiliardi che stanno arrivando dall’Europa. In nome del denaro si accetta ogni compromesso; una nuotata tra i dubloni rilassa.
Il Capo del governo ha un’ampia maggioranza, non teme niente, richiama all’emergenza e si comporta come un vertice aziendale: ossequia il bilancio e disprezza la manovalanza. Viene da quel mondo, non può agire diversamente, la sua persona si è costruita in questa palestra, fare profitto a ogni costo, sedare ogni forma di critica, troncare la disobbedienza, ma senza il coraggio di affrontare di persona la situazione; i manager preferiscono giocare allo sfinimento.
Che il capo di governo non sia un politico lo si è capito il 15 ottobre. Per sfinire e dare l’affondo decisivo ai renitenti al vaccino li colpisce alla vita: un tampone costoso ogni due giorni, altrimenti non si lavora. Non è diverso dal trasferimento di un dipendente, per motivi punitivi, in un’altra sede a 500 chilometri dai propri affetti. Ma quel che è peggio, dal 15 ottobre si è colpito il lavoro, il cardine della nostra Costituzione. È la gattopardesca risposta all’urlo «Libertà!» dei No vax. Se la libertà è non vaccinarsi, eccoli accontentati. Pagate, tamponatevi e tutto va come prima. Per il momento.
Mi sarei aspettato una risposta sindacale, non per tutela ai No vax, ma per tutela ai lavoratori. Forse non si è capito che si è spalancata una porta incostituzionale che precarizza e ci rende pedine evidenti, oggetti alla mercé di chi comanda. È la grande eredità del Nazionalsocialismo, rendere tutti degli Stücke, dei pezzi. Usavano questo metodo per rivolgersi ai prigionieri nei Lager, definirli Stücke, pezzi, ovvero oggetti, ingranaggi, che se si rompono si sostituiscono. Una cosa non ha un diritto giuridico in sé. Se un lavoratore non vax non si presenta al lavoro, viene temporaneamente sostituito. Questo la dice lunga su quanto conoscono il mondo del lavoro, fatto di esperienza e competenze che non si sostituiscono dall’oggi al domani, ma si formano con il tempo.
A questo si aggiunga che il nuovo governo si è formato per rispondere a un’emergenza (questa è la scusa trovata e di cui Renzi si fa vanto). Ma avremo dovuto impararlo, almeno io l’ho imparato con le mie cicatrici: ogni volta che nasce un governo di emergenza, significa che vanno tutelati gli interessi dei più grossi e si fanno pagare le scelte ai piccoli.
Ma i No vax e i loro intellettuali in prima fila continuano a gridare «Libertà!», riducendola sostanzialmente a una: non possono e non devono obbligarli a vaccinarsi e devono lasciarli liberi di entrare e uscire da ogni luogo.
Da un lato hanno ragione, sono tutti espedienti questi presi del governo per non assumersi una responsabilità: obbligare tutti al vaccino. Perché in questo caso dovrebbero risponderne giuridicamente, ma non vogliono responsabilità: il governo non vuole responsabilità! Ma che cosa ci stai a fare lì, chiedo io! Un bel governo di irresponsabili, con il Parlamento zittito e la grande informazione dalla loro. Niente di nuovo, è la democrazia del Capitale.
Io suggerirei a Draghi, visto che l’immunità di gregge è stata raggiunta (se non ci sono altri motivi di bilancio), di assecondare i No vax, calmierare i costi dei tamponi, chiedere all’alpino che ha il capello per comandare di organizzare una rete per renderli facilmente fruibili (non è come far la fila per l’iPhone). Otterranno la loro libertà e Draghi la pacificazione del Paese.
Tanto a nessuno importa niente delle scelte politiche ed economiche del Governo:
-la legge contro le delocalizzazioni è stata bocciata, ma questo pare non faccia parte della libertà;
-lo stipendio dei super dirigenti statali è stato ritoccato al rialzo, anche questo pare non scalfisca la libertà;
-una riforma IRPEF che ingrassa ancora di più i manager e lascia a bocca vuota gli operai, non rientra tra le libertà;
-Affidare un ruolo di ‘sorveglianza’ sui magistrati a un avvocato di Berlusconi, non intacca la libertà;
-la riforma della legge Bonafede sulla prescrizione a opera della Cartabia non ha nulla a che vedere con la libertà;
questo è quello che si sente dagli intellettuali a cui i No vax fanno riferimento: parlano solo di siero benedetto e della loro volontà a non inocularselo. Li accontenti.
O forse sono pure loro dentro al suo progetto? Sono determinanti per mantenere viva la disattenzione del Paese e consentirle di agire con più tranquillità? Noi ci guardiamo in cagnesco, pecore contro asini, e nessuno disturba il conducente, che ci sono manovre delicate davanti a noi. È un timore infondato dottor Draghi, una volta concessa la libertà che i No vax desiderano, coloro che segnaleranno e si indigneranno e protesteranno per la sua politica saranno ben pochi, saranno una bottiglia di latte dimenticata in mezzo a una strada di campagna in una notte senza luna: non li vedrà nessuno.