Marco Graziotti e Paolo Arena del notiziario telematico “la nonviolenza è in cammino” mi hanno invitato a rispondere a delle domande sulla nonviolenza. Superato l’imbarazzo iniziale mi sono messo d’impegno e ho cominciato a rispondere. Riporto qui la chiacchierata.
L’intervista è stata pubblicata su:
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 263 del 26 luglio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di “Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta”, un’esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Come è avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
– Alberto Camata: Sono stato adolescente tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Ho vissuto la paura della guerra nucleare. Ho partecipato a manifestazioni pacifiste, ma non mi piacevano, erano di parte, si urlavano slogan dove il torto era tutto statunitense. Anche la politica era violenta basata sul “O sei con me o sei contro di me”, il disprezzo aveva la meglio sul rispetto. Accostandomi al mondo ambientalista e verde ho potuto intravedere la pratica nonviolenta.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalità della nonviolenza hanno contato di più per lei, e perché?
– Alberto Camata: Il primo pugno nello stomaco me l’ha dato Primo Levi con Se questo è un uomo, a quindici anni. Lui mi ha fatto conoscere la cattiveria dell’uomo, poi sono venuti altri, ma lui mi ha orientato.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
– Alberto Camata: Il Vangelo, Se questo è un uomo, I sommersi e i salvati, ma ne consigliate talmente tanti voi che una mia lista sarebbe inutile.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con più impegno?
– Alberto Camata: Penso al Movimento dos Sem Terra brasiliano e a tutte quelle piccole ma fondamentali realtà sparse per il mondo che vedono protagoniste le donne, che rispondono alla violenza con tenacia e speranza avendo cura per la vita.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene più necessario ed urgente un impegno nonviolento?
– Alberto Camata: Innanzitutto in campo educativo, bisogna riscoprire il rispetto per gli ultimi e per l’ambiente. L’attenzione agli ultimi e all’ambiente al momento mi sembrano solo slogan. Mi indigna vedere coloro che si commuovono per il menino de rua brasiliano (magari lo adottano a distanza) e se potessero brucerebbero il ragazzino rom perché ha rubato loro in casa, non sapendo che spesso rubano anche i meninos de rua.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
– Alberto Camata: Lo inviterei solo a starsene lontano da quelle organizzazioni grosse che ormai sono diventate dei comitati d’affari, sono autocentrate, lavorano per la loro sopravvivenza e l’impegno viene dopo.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
– Alberto Camata: La nonviolenza è il rispetto del limite. Le sue caratteristiche: l’ascolto, il rispetto, l’accoglienza, la mitezza e la tenacia.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
– Alberto Camata: La nostra società è patriarcale, basata sul dominio e sulla proprietà, fonti di guerre e divisioni. Il femminile è l’accoglienza e la condivisione; se questa è la via che segue il femminismo allora va a braccetto con la nonviolenza.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?
– Alberto Camata: “Poi Dio disse: ‘Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto che produce seme: saranno il vostro cibo’” (Gen 1, 29). Dio non dice “avrai” ma “io vi do”, quindi lontano dal concetto di proprietà. Dobbiamo averne cura come qualcosa che ci è stato dato in prestito e non sfruttarla e depredarla. Quindi il legame con la nonviolenza è forte.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
– Alberto Camata: La nonviolenza è uno schiaffo a molte organizzazioni che vogliono “fare il bene”. Fare il bene significa imporre un modello pensato lontano dal luogo e dai problemi dove viene applicato, causando danni o, se volete, violenza. L’impegno nonviolento impone ascolto, attenzione, umiltà, ricerca comune con l’oppresso, formulazione di proposte condivise e partecipazione.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?
– Alberto Camata: La mafia è l’estremizzazione del superamento di ogni limite (come la guerra). Solo la nonviolenza può essere l’antidoto.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?
– Alberto Camata: Le rivendicazioni operaie dell’Ottocento e del Novecento non sono state tutte nonviolente. Il pensiero marxista non è nonviolento. E ha fallito. Prevedeva il superamento delle classi attraverso il dominio del proletariato. Concetto maschilista. La nonviolenza non vuole l’imposizione ma la conversione.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?
– Alberto Camata: È difficile rispondere se la vediamo in ottica maschilista: come negare che sia stata necessaria la Resistenza? Ma abbiamo la testimonianza di molte donne in zone di guerra che scavalcano il confine e aiutano le “nemiche”, in nome dei figli, della vita. È ancora un pensiero e un agire debole davanti al prevaricare della prepotenza maschile, ma è la via.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo, tra nonviolenza e antimilitarismo?
– Alberto Camata: Il pacifismo, l’antimilitarismo, come ogni “ismo”, è un ideale politico, un monolite, un pro che prevede a priori un contro. La nonviolenza è un percorso, un divenire. Decisamente preferisco quest’ultimo.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?
– Alberto Camata: Ogni aspetto che veicola un pensiero è informazione. Senza informazione non c’è crescita, non c’è discussione. Senza informazione non c’è cambiamento.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?
– Alberto Camata: Abramo, Gesù e, seppure non li conosco, anche gli altri protagonisti delle religioni mondiali, si sono mossi in un terreno prettamente nonviolento. È stata l’interpretazione postuma a svilirne il messaggio.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull’educazione?
– Alberto Camata: Dovrebbe permettere la convivenza, l’accettare la diversità, riconoscere la pari dignità. Ma guardandoci intorno, sono risultati ancora molto, molto lontani.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull’economia?
– Alberto Camata: La nonviolenza smaschera la falsità dei concetti che guidano questa disciplina che domina il mondo occidentale, la disumanità che sta alla base dei principi economici. Stringi stringi, uno schiavo è l’ideale per il mondo della produzione, costa quasi niente, non ha diritti e quando non produce più quello che ti aspetti lo puoi buttare. E se hai bisogno di nuovi schiavi c’è sempre la guerra che te ne può fornire. La “civiltà” è nata così.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?
– Alberto Camata: Il rispetto per la dignità degli ultimi.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull’etica e sulla bioetica?
– Alberto Camata: Il senso del limite, di cui parlavo prima. Purtroppo su questo non abbiamo discusso a sufficienza, ritengo che sia un campo ancora tutto da analizzare e da pensare.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?
– Alberto Camata: Toglie alla scienza il primato che in questi anni le si sta attribuendo. Non tutto quello che è scientifico è lecito, non tutto quello che è scientifico è applicabile. Una cosa è la conoscenza, un’altra la sua applicazione, su questo la nonviolenza può e deve dire la sua.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?
– Alberto Camata: Rivalutare il punto di vista degli altri (specie degli ultimi). Faccio un esempio: a scuola ci hanno esaltato sull’interventismo dell’Italia alla prima guerra mondiale per liberare Trento e Trieste. Ma Cecco Beppe, Trento e molta parte del Friuli ce lo concedeva, a lui bastava una striscia di terra per avere uno sbocco sul mare: venti chilometri di costa giustificano tanti morti?
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?
– Alberto Camata: Il consenso, aggiungo critico, è il processo che porta a scelte condivise, e se sono condivise non creano diseguaglianze.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene più importanti, e perché?
– Alberto Camata: Non mi soffermerei sulle tecniche come se fossero un manuale. L’umanità è imprevedibile. Non mi sento di suggerire “fai questo per ottenere quest’altro”. Preferisco ribadire che bisogna conoscere, amare: “Ama il tuo nemico”, ci ha ricordato Gesù, e ci ha dimostrato che è possibile.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?
– Alberto Camata: Come ho raccontato nel mio romanzo, capire innanzitutto che il male alberga dentro di noi, combattere il male non è sopraffare qualcuno, ma educarci al bene. Se riusciamo a fare questo, possiamo parlare poi di nonviolenza. Se non ci riusciamo è meglio tacere. E conosco tanti compagni di viaggio che dovrebbero starsene zitti.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l’addestramento all’azione nonviolenta?
– Alberto Camata: Innanzitutto come una disciplina personale. Non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo cambiare noi stessi.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d’informazione e quali esperienze editoriali le sembra che più adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
– Alberto Camata: Credo che i romanzi, le poesie, le canzoni e i film possano aprire le porte. Gli approfondimenti poi spettano a riviste e alla saggistica, anche “La nonviolenza è in cammino” fa la sua parte, ma prima bisogna toccare l’anima delle persone e solo la poesia parla un linguaggio universale.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che più adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
– Alberto Camata: L’incontro con l’altro. L’approcciarsi con lingue, costumi e culture diverse dalla propria.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un’impressione di marginalità, ininfluenza, inadeguatezza; è così? E perché accade? E come potrebbero migliorare la qualità, la percezione e l’efficacia della loro azione?
– Alberto Camata: Il movimento nonviolento, nelle sue mille diramazioni, sarà sempre minoritario. Il pensiero maschilista e patriarcale ha il dominio e con i suoi pregi e difetti sappiamo che cos’è. Un pensiero che non sia tangibile, come quello nonviolento (per ora), porta alla diffidenza. Per questo il pensiero nonviolento ha bisogno più di testimonianze vitali che di parole. Il Cristianesimo si è sviluppato con la testimonianza, con gli esempi di vita, la parola è venuta dopo ed è stata pure manipolata, asservita al potere.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?
– Alberto Camata: Sono tanti e variegati i movimenti sociali che non so trovare una ricetta (e non mi interessa trovarla); la nonviolenza è un percorso e non tutti i movimenti sono disposti a percorrerlo. È una proposta, può essere accettata o respinta. Ma questo non deve mortificarci.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?
– Alberto Camata: Le istituzioni, che piaccia o meno, devono rapportarsi con tutte le espressioni del sociale. Questo non significa che debbono dire sì a tutti. Non mi aspetterei molto dalle istituzioni, preferisco un coinvolgimento dal basso.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?
– Alberto Camata: L’ho accennato prima, la cultura può essere la chiave che apre i cuori alla nonviolenza, in questo scrittori, poeti, cantanti hanno grosse responsabilità.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?
– Alberto Camata: Le forze politiche strumentalizzano, non si aggregano alle forze sociali. Possono essere compagne di viaggio, ma non mi affiderei a loro, devono fare i conti con gli interessi di bottega e non devono chiudere il bilancio in perdita.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?
– Alberto Camata: Ho vissuto molti anni dentro il sindacato. Lo sciopero è un atto nonviolento. Ma nel sindacato ci sono ancora tante, troppe anime che vivono il conflitto in chiave di sopraffazione e non di conversione o condivisione, ed è difficile far cambiare opinione. D’altronde il sindacato si muove in una realtà tipicamente patriarcale (si confronta con il concetto di dominio, proprietà, appartenenza), la nonviolenza è ancora piccola ed è snobbata. Abbiamo ancora tanto da camminare.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si è data?
– Alberto Camata: Amicizia è ascolto e disponibilità verso l’altro. Capitano anche momenti di invidia che possono portare a litigi. Serve l’umiltà del perdono per riallacciare i rapporti. Viverla è fortificare la nonviolenza.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell’unità dell’umanità: quale relazione e quali implicazioni?
– Alberto Camata: Se non riconosciamo che siamo una società di pari (non ho detto di uguali, siamo tutti diversi, ma siamo pari nella dignità e nel vivere una vita dignitosa e rispettata), le guerre e le ingiustizie continueranno a essere all’ordine del giorno.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?
– Alberto Camata: La politica appartiene all’uomo, è il suo rapportarsi con gli altri e con l’ambiente. La politica può essere di sopraffazione (quella dominante) o di rispetto e coinvolgimento di tutti (nonviolenza). La nonviolenza è politica (appartiene, o può appartenere, a tutti).
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?
– Alberto Camata: Nelle nostre miserie quotidiane scopriamo le nostre fragilità. Questo ci impone di migliorarci e di non puntare il dito contro gli altri. Ognuno ha i suoi tempi e le sue corde da toccare per cambiare.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive, nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?
– Alberto Camata: Rincorrere grandi ideali, indignarsi davanti alle ingiustizie che si consumano lontano da noi e trascurare il male che avviene sotto casa è una porcheria. Non bisogna fermarsi al globale che è comunque lontano da noi, il locale ci appartiene e ci chiama a una responsabilità. Il nonviolento risponde.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?
– Alberto Camata: La morte dovrebbe essere il pensiero più grande che ci spinge alla pietà. Sapere che a tutto c’è una fine dovrebbe spingerci a rincorrere il bene. Così non è.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?
– Alberto Camata: Facile dire Gesù, Gandhi, Mandela… ma credo che le migliori si siano perse, perché il bene è anonimo e silenzioso.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale è lo stato della nonviolenza oggi nel mondo, quale è lo stato della nonviolenza oggi in Italia?
– Alberto Camata: È ai primordi, ed è facilmente strumentalizzabile. La nonviolenza è in cammino, ma il cammino è solo cominciato.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perché vi sia da parte dell’opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?
– Alberto Camata: Solo e unicamente con le testimonianze di vita. E non è detto che vengano notate.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?
– Alberto Camata: Se per intercultura si intende lo spogliarsi di tutto il nostro sapere per concederci a una cultura altra senza pregiudizi, consapevoli dei rischi, andare incontro all’altro con fiducia, allora siamo davanti a una testimonianza nonviolenta.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di sé: quale relazione?
– Alberto Camata: Se non conosco me stesso non posso conoscere gli altri: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?
– Alberto Camata: L’imbarbarimento del linguaggio porta a un imbarbarimento dei rapporti. Lasciarci rubare le parole ci porterà a confrontarci solo con la prevaricazione: vincerà il più forte.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?
– Alberto Camata: Ogni scelta, in questo mondo sorretto da un’economia ladra e assassina, ci rende responsabili del male altrui. Scelte consapevoli sono sempre una goccia verso la giustizia o, detta da credente, alla costruzione del Regno di Dio.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell’industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?
– Alberto Camata: Implicazioni: finché il movimento sarà marginale ci trascureranno, quando prenderà consistenza ci osteggeranno. Conseguenza: lì misureremo chi sarà veramente nonviolento e chi no (ho dei dubbi su di me).
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell’altro, principio responsabilità, scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?
– Alberto Camata: L’unico mondo che posso cambiare è il mio, posso cambiare solo me stesso. Sovvertire abitudini, scelte, pensieri, per accogliere la nonviolenza mi procurerà molte avversioni e ostacoli. Ma è l’unica via per appartenere al genere umano, per essere a immagine e somiglianza di Dio.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilità?
– Alberto Camata: Internet è solo uno strumento. E come tale va usato. Lo uso anch’io.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti…) a un lettore che non la conoscesse affatto?
– Alberto Camata: Sono nato a Jesolo (Venezia) nel 1963. Ora abito a Eraclea (dall’altra sponda della Piave), sono sposato e ho due figli. Sono un perito elettronico e lavoro in Telecom Italia come operaio. Ho avuto esperienze nel mondo ambientalista (ho partecipato alle iniziative del Maj – movimento antinucleare jesolano, e ho contribuito a fondare i Verdi a Jesolo); ho passato diversi anni in sindacato, alla Cisl, occupando per qualche anno il ruolo di segretario provinciale organizzativo della mia categoria, ho fatto parte del consiglio pastorale della mia parrocchia (con poco entusiasmo per la verità), e dal 1995 sono legato all’associazione Macondo, opera di quella mente vulcanica che è Giuseppe Stoppiglia. Dal 2000 ne curo il sito e i temi della nonviolenza sono presenti. Quest’anno ho pubblicato il mio primo romanzo: Un nome rubato, Edizioni Creativa, dove le cose di cui abbiamo chiacchierato trovano la loro collocazione.
– Paolo Arena e Marco Graziotti: C’è qualcosa che vorrebbe aggiungere?
– Alberto Camata: Grazie per avermi coinvolto.