Tre quesiti referendari per la libertà?

Mi sorprende assistere che tra i sostenitori delle tre proposte di referendum di cui si sta raccogliendo le firme ci siano coloro che, grazie ai canali sociali, mi hanno ribadito per tre anni che dormivo. “Sveglia!”, questa era la frase gentile che mi ripetevano, le altre le tralascio, non facevano a loro onore. Dovevo svegliarmi, capire che era tutta una macchinazione dei poteri forti quello che stava accadendo. Ho capito molto grazie a loro, ho imparato ad ascoltare, a leggere e a ragionare socraticamente per intravedere una verità, a non lasciarmi abbindolare dalla televisione.
Ora mi esortano ad andare a firmare dato che nessuno ne parla, tranne loro. Questo mi ha tranquillizzato, costoro mi hanno distolto dal torpore, quindi li ritengo sinceri e sicuri, l’argomento è importante.

Oggi sono basito, mi sono informato, ma ci sono cose che non mi tornano e ho chiesto: «Le avete lette queste proposte?», mi è stato risposto di sì, che i quesiti rimediano a un’ingiustizia. Non ribatto, in passato si sono dimostrati più accorti di me e mi dico che probabilmente sto dormendo, come sempre, sono stupido, è ovvio.

Leggo e rileggo i quesiti e tutta questa giustizia non la trovo, ma vi emerge ben marcata e ricalcata l’impronta individualista che ci impone il Sistema. Se la giustizia significa estremizzare l’individualismo e la libertà si esprime nel sottrarre l’attenzione dell’Erario dal mio denaro, capisco che il mio alfabeto, la mia etica, la mia spiritualità non appartiene a questo tempo.

Io vengo da un’epoca che non ho vissuto, fatta di pura fantasia, aveva la sostanza del sogno e infatti dormivo, come mi hanno più volte urlato.

Di che cosa trattano i tre quesiti? L’invito ad andare a firmare mi arriva con questa sintesi:
Diritto all’autoproduzione di cibo;
Diritto di libertà di pagamento in contanti;
Stop all’indottrinamento gender nelle scuole.

Sono andato a cercarmi i promotori e capire perché li hanno proposti. Tutto parte da Liberi in Veritate, che si ispira al vescovo Carlo Maria Viganò, figura molto amata da chi mi ha svegliato. Un movimento cristiano che si definisce un’alleanza antiglobalista e controrivoluzionaria per la difesa dell’ordine del creato.
Questa difesa inizia con i referendum che hanno promosso. Eppure io continuo a leggere queste tre proposte come una spinta a inasprire l’individualismo. Probabilmente perché anche il Capitalismo ha caratteristiche ben marcate attinte dal Cristianesimo.
Mi sono guardato un loro video e non mi hanno convinto.
Anche perché quanto affermano in via di principio (i tre punti che ho già accennato) non me li ritrovo nel testo referendario.

DIRITTO ALL’AUTOPRODUZIONE DEL CIBO – Nella Costituzione al Titolo III (Rapporti economici), all’articolo 44, si aggiunge il seguente: “Terzo comma. “Tutti i cittadini e i soggetti residenti nel territorio della Repubblica hanno il diritto assoluto e irrinunciabile di coltivare la terra e di allevare animali sul suolo di proprietà, senza scopo di lucro, per il soddisfacimento dei bisogni alimentari propri e della propria famiglia.”

Intanto quello che chiedono è una riforma costituzionale, integrare la frase del quesito all’art.44 che parla del rapporto tra lo sfruttamento del suolo e i rapporti sociali.
Ciò che mi rende basito non è sancire il diritto di autoprodursi il cibo (anzi, ben venga), ma considerare che questo deve essere un diritto costituzionale assoluto. Assoluto, quindi indiscutibile e non limitabile. Il testo non parla solo di coltivazione di ortaggi (il che porterebbe a essere inclini al testo), ma parla di allevamento di animali nel suolo di proprietà.
Questo già mi fa insospettire la loro etica, se bisogna ristabilire l’ordine del creato, come dicono, la Bibbia, parla chiaro:

Gen1,29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.»

Lì c’è un bel punto, quindi non ci si nutre di animali, ma probabilmente un ordine di questo tipo non piace ai cristiani e può essere omesso. Si sa, il Cristianesimo si è costruito nei secoli per asservire il Potere temporale della Chiesa, ciò che non piaceva lo si poteva interpretare o dimenticare.
Comunque, senza andare a toccare temi teologici che non sono alla portata di uno stupido quale sono, io la vedo dal lato pratico.
Ma che caos succede se non viene tolto l’aggettivo assoluto dal testo di Legge?
Se sono proprietario di una villa a schiera con 10 metri quadrati di scoperto posso farci un piccolissimo orto o allevarci un animale. Nessuno mi vieterebbe di costruirci un porcile e allevare due maiali. Col vicinato costretto a sopportarsi i miasmi.

Non è pure una campagna a difesa del Creato, ma un inasprimento dell’individualismo, si fortifica il concetto dove io vengo prima di tutto il resto, non so spiegarmi altrimenti l’uso dell’aggettivo assoluto.
Una tale misura (mal scritta) se passa, non scalfisce minimamente la Grande Produzione e gli interessi delle multinazionali, principali responsabili della distruzione di biodiversità, consumo e imposizione dell’uso di sementi sterili (ma in che modo i promotori intendono difendere il Creato? Boh!). Qui ti dicono: accontentati del pezzettino di terra, se ce l’hai, mettilo in produzione (tanto non ti basterà per vivere) e lascia i Grandi alle loro manovre e non disturbarli.
No, è una misura che non aiuta il Creato, ma ci invita a guardare solo e soltanto il nostro ombelico, illudendoci che lì c’è il senso della vita.

DIRITTO ALLA LIBERTÀ DI PAGAMENTO IN CONTANTI – All’art. 1277 del codice civile (Debito di somma di danaro), si aggiunge il seguente: “Comma 3: “L’estinzione delle obbligazioni pecuniarie può sempre avvenire mediante pagamento in denaro contante”.

Devo dire che Liberi in Veritate nel video questo che sto per dire lo hanno affermato, per poi dire che si tratta di un motivo falso e sono passati avanti.
Il pagamento elettronico è stata una misura adottata dal governo Monti (sì, va bene, uomo delle banche) per disincentivare l’uso del contante, al fine di far emergere il pagamento in nero, ovvero una forma di pagamento che non viene vista dal Fisco (e quindi non esistente) che consente di dichiarare redditi inferiori a quelli realmente percepiti, con conseguente riduzione dell’esborso per le tasse.
Tassazione che dovrebbe garantire il funzionamento dello Stato in tutte le sue accezioni: sicurezza, salute, istruzione, assistenza, tutela artistica e ambientale.
Non mi ha convinto l’appello alla libertà di Liberi in Veritate, il pagamento elettronico non limita gli acquisti, ma consente al Fisco di verificare le transazioni. Operazione che, notizia del 5 febbraio scorso, ha permesso all’Agenzia delle Entrate di recuperare 24,7 miliardi di Euro, ma questo Governo, che considera la tassazione un pizzo di Stato (parole della Meloni), deve aver accolto la notizia con imbarazzo. Eppure è una finanziaria bella corposa, qualsiasi governo lo avrebbe detto con vanto, tranne questo che sta proseguendo nella via delle dismissioni delle funzioni pubbliche a favore di quelle private.
Mi aspettavo l’obiezione (ma non c’è stata) che queste transazioni vengono operate da multinazionali chiedendo una corresponsione per ognuna di esse, sono operazioni gestite da privati (è l’unico caso in cui il privato è percepito come un male, nella Sanità e nell’Istruzione no), per questo si sta pensando all’Euro digitale che dovrebbe sopperire a questa gabella privata, lo ha affermato anche il video dei promotori, ma sono passati oltre.
Quindi l’unica ragione effettiva che regge questa proposta referendaria è continuare a fare il nero, non ne vedo altre.

STOP ALL’INDOTTRINAMENTO GENDER NELLE SCUOLE – Nella Costituzione al Titolo II (Rapporti etico-sociali), all’Articolo 30 si aggiunge il seguente: “comma 2-bis: Le scelte relative all’educazione e all’istruzione dei figli minori in ambito religioso, morale, scientifico, sanitario, politico e affettivo-sessuale spettano in ultima istanza al padre e alla madre, i quali pertanto potranno sempre negare il proprio consenso all’insegnamento all’interno della struttura scolastica di teorie contrastanti con i loro principi e convinzioni morali”.

A me è bastato leggere il testo per inorridire, ma coloro che mi hanno svegliato dicono che è un inno alla libertà, così ho cercato di capirne di più.

Ho trovato un sito bellissimo https://www.provitaefamiglia.it/ dove mi spiegano:

Hanno anche un dossier esaustivo e sempre in aggiornamento di tutti quei casi in cui, secondo loro, il gender è stato proposto nelle scuole. Un lavoro massiccio, ho provato a consultare i link proposti, ne ho passati una trentina, ma nessuno è agganciato a una pagina (congiura dei poteri forti LGBT? Mah!), tranne un video di presentazione di un liceo di Bologna che ha fatto sintesi della loro ricerca. Io l’ho trovato interessante e ben fatto, se questo inorridisce, il problema è dei benpensanti, c’è sempre Vannacci a consolarvi!

Il gender proposto nelle scuole ha il solo scopo (come dice la Legge) di colmare la differenza di genere (Gender gap, per gli amanti dell’inglese), cioè la disparità di trattamento in ambito sociale, professionale e privato del maschio e della femmina.

Accanto a questo si invita all’affettività, al rispetto della diversità. Se (riprendo le parole Provita & famiglia) un maschio si identifichi come “donna” e si presenti come tale (nel modo di vestirsi, nei comportamenti, nelle sue preferenze, ecc.) va spiegato che quel maschio o quella femmina non sono degli appestati su cui scaricare le nostre repressioni, ma persone da rispettare (non da tollerare, da rispettare).

La proposta è una riforma costituzionale, quindi si va a modificare l’anima di questo Paese. Discriminazioni questo Paese le ha già messe in atto nel 1938, io me ne vergogno, non ne voglio altre. La scuola educa alla parità e al rispetto e qui si ferma. Se ci sono episodi che sforano questa indicazione, si trattano per quel che sono: episodi. Non posso accettare che una Legge non riconosca e non tuteli una persona perché non standardizzata ai canoni di taluni. La scuola non può essere un luogo di sofferenza, ma di crescita per tutti.

Magari questa proposta referendaria l’hanno scritta ascoltando in sottofondo Tiziano Ferro o Marco Mengoni o l’eccentrico Renato Zero.

Tuttavia il testo ha delle lacune ben peggiori, basta leggerlo. Dà ai genitori l’ultima parola in tema di educazione in ambito religioso, morale, scientifico, sanitario, politico e affettivo-sessuale del figlio.

Quindi se sono terrapiattista, tu insegnante non vai a spiegare che la Terra è rotonda e gira intorno al Sole (ambito scientifico).

Se per me un negro è poco più di un animale, tu non insegni a mio figlio che anche costui appartiene alla razza umana (ambito morale).

Devo continuare? Mi fa già abbastanza schifo così.

Tuttavia non allarmatevi per quello che ho scritto e non indignatevi, cari fautori del mio risveglio, questo blog non lo legge nessuno e non mi spendo per pubblicizzarlo.

Solo due cose ancora.

Ricordatevi che i cambiamenti storici li hanno fatti sempre le minoranze. Quindi se la comunità LGBT vi terrorizza (perché questo è il succo della questione, non l’avvento della tecnica sul nostro quotidiano, quello c’è e non è che attaccando i finocchi la potrete fermare, servono altre scelte e battaglie), mettetevi il cuore in pace, prima o poi dovrete riconoscere che esistono. Potrà passare questo referendum, forse frenerete questa avanzata per un po’, ma la Storia va avanti, ben oltre le vostre paure.

E il secondo punto è questo. Non è la comunità LGBT il vostro nemico, è molto più intimo, per il maschio è la sua femminilità, per la femmina la sua mascolinità: imparate a conviverci, rispettatevi. Toglierete un po’ di grigio dalla vostra esistenza.

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